Di questi tempi, si sa, parlar male di Nintendo è un po' come sparare sulla Croce Rossa. Troppe sono le stupidaggini commerciali commesse dalla casa di Kyoto. Troppo il vantaggio sprecato sulla concorrenza. Troppo il suo immobilismo. Tutte cose dette e stradette, si diceva. Eppure, non riesco a fare a meno di rincarare la dose. Il motivo di tanto ardore? Proviamo a mettere in ordine le idee...
Premetto che dopo essere stato un supporter sfegatato della casa giapponese ai tempi del tanto bistrattato Nintendone 64, le mie convinzioni hanno iniziato a vacillare con le discutibili scelte dell'epoca GameCube, fino a crollare quasi del tutto durante l'era Wii, deluso da una console dalle caratteristiche tecniche francamente improponibili e da una Nintendo prostituitasi quasi totalmente all'evanescente moda dei casual game. Tuttavia, l'annuncio di Wii U (nome idiota della console a parte), ha riacceso dentro di me la flebile fiammella della speranza. Dopotutto, nonostante la discutibile decisione di scendere nuovamente sul campo di battaglia infischiandosene di un'inferiorità tecnologica palese rispetto alle future rivali (inferiorità per il momento meno marcata del previsto, verrebbe peraltro da dire...), questa volta le carte in regola per dare il classico colpo al cerchio (i casual) e uno alla botte (gli hardcore) sembravano esserci tutte. E invece...
E invece non ci siamo proprio. Come prevedibile, dopo l'iniziale infornata di conversioni a costo zero di titoli Xbox 360 e PlayStation 3, le terze parti hanno abbandonato in massa il claudicante carrozzone Nintendo, facendo gravare interamente sulle spalle della casa giapponese la responsabilità di portare al successo commerciale Wii U. Il problema è che la Nintendo di oggi non è assolutamente in grado di proporre al mercato quella varietà e qualità di titoli oggi più che mai necessaria per risalire la china.
Sì sì, lo so... sono cose già dette e stradette... Però sono incazzato nero, perché sembra evidente che, nonostante una situazione incancrenita a dir poco, le cose, nel breve periodo, non siano destinate assolutamente a cambiare.
La recente pubblicazione di Donkey Kong Country Tropical Freeze cosituisce infatti la prova inconfutabile (sempre che ci fosse il bisogno di un'ulteriore conferma...) del fatto che in quel di Kyoto hanno perso la bussola e non sanno più dove andare a parare.
Una confusione che risulta evidente per diversi motivi. Innanzitutto, non si può pensare di incentrare la propria offerta ludica sempre sugli stessi brand e sullo stesso genere di gioco. Basta platform. BASTA! O quantomeno limitiamoli per Dio! E ve lo dice uno che i platform li adora e che se li compra e finisce quasi tutti. Perché è vero che sulla concorrenza i titoli di questo genere latitano, ma dopo avere iniziato con New (Old?) Super Mario Bros. U, aver proseguito con il superfluo New Super Luigi U e aver trascorso il Natale con con l'ottimo Super Mario 3D World, siamo sicuri che c'era davvero il bisogno di salutare l'inverno con una nuova iterazione del redivivo Donkey Kong Country (titolo che, fra l'altro, aveva appena fatto il suo "Return" alla fine del 2010 su Wii e nel 2013 su 3DS)? C'era davvero il bisogno di impegnare un team talentuoso come Retro Studios su un progetto di questo tipo? Non era forse meglio pensare a diversificare l'offerta con qualcosa di più appetibile ai giocatori moderni?
Intendiamoci, il gioco è bellissimo. Ma non è assolutamente ciò di cui la console Nintendo ha bisogno in questo momento. E il bello è che la dirigenza non se ne rende assolutamente conto. Altrimenti non si spiegherebbe come il buon Reggie Fils-Aime possa trovare il coraggio di presentarsi ai VGX dopo aver creato hype nei giorni precedenti la trasmissione solo per annunciare in diretta la presenza di Cranky Kong tra i personaggi di Tropical Freeze!
Fra l'altro il gioco Retro Studios finisce per riportare nuovamente alla ribalta uno degli aspetti più controversi dei recenti titoli Nintendo: la difficoltà mal calibrata. Spesso si è criticata la casa giapponese per aver messo sul mercato titoli troppo semplici da portare a termine (ultimo, lampante, esempio il già citato Super Mario 3D World), con i giocatori più capaci costretti ad aggrapparsi ai collectible e ai livelli segreti per trovare quelle dosi di divertimento un tempo più equamente diluite nell'intera esperienza ludica. Bene, con Tropical Freeze passiamo da un estremo all'altro, dato che ci troviamo di fronte ad un titolo bastardo, ma così bastardo da riuscire a far bestemmiare anche il più credente dei gamer. Ma se la scelta di una difficoltà bassa si può se non giustificare, quantomeno comprendere pensando al potenziale target di riferimento di prodotti di questo profilo, una decisione di questo tipo finisce per accontentare solo quella nicchia di hardcore gamer che, nel frattempo, ha probabilmente rivolto le proprie attenzioni altrove... E' così complicato trovare un punto di equilibrio?
Potrei andare avanti con mille altri esempi. Potrei citare la cantonata presa di recente decidendo di lasciare nelle mani di quegli sciacalli di Arzest lo sviluppo di Yoshi's New Island (toh.. un'altro platform!) per 3DS, o, se preferite, discutere dell'imbarazzo costante che si prova ad assistere al pietoso spettacolo messo in scena da Iwata durante i Nintendo Direct, poveri di contenuti e presentati in maniera a dir poco pessima. Potrei farlo, ma preferisco fermarmi qui e non girare il coltello nella piaga.
Da parte mia non posso fare altro che sperare che l'imminente uscita di Mario Kart 8 funga da defibrillatore virtuale per il cuore di una console in evidente stato comatoso. In caso contrario, c'è il rischio concreto che il buon Iwata, durante uno dei suoi prossimi falsi e fastidiosissimi inchini, si trovi costretto a a rimanere prostrato giù a 90 da videogiocatori ed azionisti ormai arrivati al culmine della sopportazione. Vi assicuro che non sarebbe una bella scena da vedere...
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Di
martedì, aprile 01, 2014




Condivido in parte... Ma MK8 in effetti ha rivitalizzato la console, convincendo all'acquisto pure il sottoscritto ;)
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