Negli ultimi tempi si sta assistendo ad un fenomeno realmente preoccupante, non tanto per le sue implicazioni a breve termine, quanto per quelle potenziali a medio-lungo termine. Sto parlando della sindrome dei saldi e dei pacchi regalo, promozioni commerciali particolarmente aggressive che stanno facendo nascere nei giocatori attitudini potenzialmente rischiose per il mercato.
In principio fu Steam, con i suoi famosi saldi. Come nel più classico dei negozi di abbigliamento, lo store virtuale di Valve ha iniziato a proporre ai suoi iscritti veri e propri periodi di svendita durante i quali è possibile accaparrarsi a prezzi fortemente scontati moltissimi titoli per PC. Poi venne Sony con il suo PlayStation Plus. Dopo aver sposato per anni la filosofia della gratuità del gioco online, il colosso giapponese si è trovato a dover fare i conti con la mancanza di una consistente fetta di introiti derivante dagli abbonamenti. Non potendosi rimangiare la parola e dovendo preparare il terreno all’online a pagamento della futura PlayStation 4, Sony ha così deciso di attirare gli utenti proponendo agli abbonati una selezione mensile di giochi gratuiti compresi nel prezzo e forti sconti su molti prodotti presenti nel suo store digitale. Considerato il successo dell’iniziativa, Microsoft si è (lentamente) adeguata al trend imposto dalla concorrente introducendo il servizio Games with Gold per gli utenti Xbox Live Gold.
Infine, l’ultima moda è costituita dai cosiddetti bundle, pacchetti di giochi per PC (e Android) proposti a prezzo irrisori (a volte addirittura a fronte di un’offerta minima) da numerosi siti online (Humble Bundle e Bundle Stars, giusto per citarne un paio tra i più famosi). Tutto questo volendo escludere App Store e Google Play, forse i veri e propri progenitori del gioco tanto e pago poco/niente, al punto che basta leggere le recensioni degli utOnti sui suddetti store per rendersi conto di come anche pagare 89 centesimi per un gioco sia ormai diventato motivo buono per gridare allo scandalo e inveire contro il malcapitato sviluppatore di turno.
A questo punto chi legge potrebbe legittimamente non capire dove voglio arrivare. In effetti, mettendosi dalla parte degli utenti, quanto sopra non può che costituire motivo di gaudio e tripudio per portafogli mai come in questo periodo in sofferenza. In realtà, analizzando il fenomeno con più attenzione, le cose non sono a mio avviso così positive come in realtà appaiono. Il mercato, infatti, si sta letteralmente drogando, tanto che ad acquistare un titoli a prezzo pieno ci sente quasi degli spreconi. “Tanto tra un paio di mesi lo si trova a metà prezzo da Amazon”. “E se tra un po’ lo regalano col Plus?” “Vedrai che finisce nei prossimi saldi di Steam!”. Esclamazioni (legittime) che si sentono proferire sempre più spesso ai giocatori, soprattutto quelli più appassionati che magari hanno a disposizione più macchine e, quindi, possono attingere alle offerte di più competitor.
Conoscendo personalmente persone
che sviluppano videogiochi, vi posso assicurare che al già annoso problema di
avere una visibilità sui suddetti store (ormai letteralmente inondati di prodotti),
si sta aggiungendo anche questo problema: fare soldi è diventato molto, molto
complicato, proprio a causa del crescente svilimento del valore commerciale dei
prodotti.
La paura è che l’effetto perverso di questo meccanismo sia alla lunga quello di allontanare dal mercato videoludico una fetta sempre più consistente di sviluppatori e publisher, incapaci, appunto, di avere un ritorno economico dagli investimenti. Speriamo non sia così e che il mercato riesca in qualche modo a trovare un suo equilibrio senza grossi sconvolgimenti negativi per nessuna delle parti in gioco.
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Di
domenica, settembre 14, 2014




Credo tu abbia colto nel segno: lo sconto "precoce" rappresenta sicuramente un importante incentivo all'acquisto, ma la sua esasperazione potrebbe direttamente impattare sulla qualità dell'offerta, nonché a lungo andare sulla stessa quantità. Ci vuole equilibrio, ma i mercati purtroppo seguono logiche imprevedibili che, ahimè, non sempre premiano i produttori/sviluppatori più meritevoli. Altrimenti ora avremmo un Dreamcast 3, il nuovo Shenmue e magari, in un futuro lontano, The Last Guardian... (Sì, sono convinto che il suo ritardo sia anche frutto delle basse aspettative di guadagno)
RispondiEliminaIo la vedo in modo diverso. Diametralmente opposto. Secondo me non sono gli sconti che porteranno il mercato dei videogiochi al collasso, bensì è il mondo dei videogiochi al collasso che implica la diffusione di saldi e bundle vari.
RispondiEliminaArgomento.
A mio avviso questo è un periodo storico critico per il mondo dei videogiochi. Un periodo che sta portando il mercato al collasso.
Le principali cause, secondo me, sono:
1. I costi di sviluppo per la realizzazione di un blockbuster sono diventati troppo alti. E’ quasi impossibile che uno sviluppatore li investa per un titolo rischioso. Per questa ragione i giochi cossiddetti “tripla A” si ripetono quasi sempre con meccaniche simili, per minimizzare il rischio di fallimento. In poche parole, son diventati quasi tutti giochi “piacioni”, il cui obiettivo è riproporre una ricetta abbastanza sicura per vendere a sufficienza. Ricette oramai viste e riviste tante volte.
2. Gli sviluppatori cosiddetti indipendenti sono un variegatissimo universo parallelo, con qualità davvero molto variabile. Nel mondo degli indie ci sono capolavori e merde atomiche. Il cliente medio non ha voglia di dedicare una fetta della sua vita a studiare, capire e discernere. Vuole giustamente svagarsi. Tutta questa offerta così variegata può scoraggiare.
3. Il videogioco è entrato in competizione con altre forme di divertimento interattivo. Un ragazzino di 20 anni fa, aveva un paio di modi per svagarsi nella sua cameretta tenendo addosso i pantaloni. Oggi non è più così. Il tempo libero, per esempio, può essere utilizzato su internet e sui vari social network.
4. L’avvento dello smartphone ha soddisfatto a costo zero la voglia di svagarsi di molti videogiocatori occasionali.
…sai che novità: i punti sopra riportati sono ovvi e banali. Evidenti, e sentiti già un milione di volte.
La questione importante però, secondo me, è il risultato finale della somma di tutti questi punti.
IMVHO il risultato finale di tutti questi cambiamenti è un “mondo dei videogiochi in saldo”.
Il mercato è a forte rischio collasso, e deve tentare di reinventarsi. Le offerte speciali e i bundle secondo me vanno in questa direzione, e consentono da un lato di fare cassa e mantenere vivo l’interesse del mercato. Nel frattempo questo abbassamento dei prezzi fa salire drasticamente il livello della competizione.
Sono convinto che le pietre miliari, i giochi illumianti e le novità interessanti continueranno ad avere mercato. Da sempre e per sempre. Tutto il resto dovrà modificare il proprio modello di business. Gli sviluppatori piacioni dovranno scegliere se offrire un gioco piacione a prezzo sempre più basso, oppure provare il colpaccio con una novità. Gli indipendenti dovranno decidere se puntare seriamente sulla qualità, oppure divertirsi a sviluppare qualcosa per il gusto di farlo, e poi regalarne il risultato.
Pertanto io vedo il “mondo dei videogiochi in saldo” come una fase inevitabile, dovuta al momento molto difficile. Lo vedo come un tentativo di reagire, per non ripetere un collasso del settore come accadde nel 1984.
Questa reazione sicuramente aumenterà il livello di competizione, e purtroppo alcuni sviluppatori soccomberanno. Mi piace però pensare che questa fase portebbe portare in futuro ad una nuova fase, in cui gli sviluppatori meno interessanti e più pigri usciranno dal mercato, lasciando spazio ai più meritevoli, che saranno premiati dal mercato.
Tutto oviamente in my humble opinion.
Io adoro quest'uomo, per il suo umorismo (fantastica la battuta della cameretta), per il suo punto di vista mai convenzionale (ma sempre ben argomentato), e soprattutto per come parla di mercato(ino)! ;)
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