mercoledì 15 ottobre 2014


Il titolo è fuorviante. State tranquilli, non voglio parlarvi della fine del settore videoludico. Non sono Michael Pachter ne tantomeno il Divino Otelma. Non ho quindi alcuna pretesa divinatoria, il mio unico intento in questo articolo è quello di parlare del tanto vituperato concetto di Game Over. In un modo o nell’altro, tutti i videogiochi si poggiano su questo banale quanto importante concetto. La sfida è proprio garantita dalla necessità di non dover ricominciare dall’inizio un livello o dal non dover ripartire da un checkpoint a volte lontanissimo, causa di molteplici frustrazioni se la medesima sezione viene ripetuta più e più volte. Tutti i videogiochi, salvo poche rare eccezioni, vivono di game over e del perfetto bilanciamento nell’evitare che si verifichi troppo frequentemente o troppo di rado. Però, pensandoci bene, è un aspetto che nasce e muore con i videogiochi, praticamente mai esplorato in altri settori, vuoi perché difficile da portare in ambito letterario o cinematografico, vuoi perché presuppone una partecipazione attiva da parte dell’utente finale.


Questo perlomeno fino a qualche giorno fa, quando ho scoperto (e visto) Edge of Tomorrow, con la premiata ditta Tom Cruise – Emily Blunt. In modo particolare il film si poggia sull’ormai non più giovane Tom ed il suo carico di ego e Scientology, protagonista di questa pellicola fantascientifica basata sulla light novel giapponese “All You Need is Kill”, scritta da Hiroshi Sakurazaka. La trama del film diretto da Doug Liman è molto semplice: gli extraterrestri hanno invaso la Terra e sembrano destinati a soccombere sotto i colpi dell’esercito umano, capace di tenere testa alle creature aliene grazie all’utilizzo di esoscheletri in grado di aumentare le capacità fisiche e le bocche da fuoco a disposizione di ogni singolo soldato. E fin qui tutto semplice. Tom Cruise veste i panni del maggiore Cage, più uomo-figurina che vero militare, inviato però in battaglia (controvoglia) ed in prima linea in quella che dovrebbe (?) rappresentare il colpo finale alle forze aliene. Senza svelare molto altro, Tom Cruise muore dopo 15 minuti di film. E riparte da un checkpoint, nel senso che si risveglia 24 ore prima e ricomincia da zero. E muore ancora. E ancora. Muore ma impara dai propri errori, come nei videogiochi. Capisce quali sono i pattern d’attacco dei nemici, si ricorda se sbucano fuori dal terreno o da dietro una roccia e migliora costantemente le proprie abilità in battaglia. Senza svelare altro (quanto scritto poco sopra si vede nei trailer, così come i promotional poster riportano la tagline “Live, Die, Repeat”), Edge of Tomorrow mi sembra la migliore trasposizione del Game Over applicato al cinema. Ne cattura appieno lo spirito ed è quanto di più vicino per concetto ad un qualsiasi videogioco d’azione o sparatutto.


Certo, non è un capolavoro di sceneggiatura e le interpretazioni sono adeguate a quello che vuole offrire il film, cioè due ore di sano divertimento. E ci riesce appieno, portando su schermo un ritmo estremamente serrato e scene a volte quasi comiche, soprattutto nei buffi tentativi del maggiore Cage di arrivare al checkpoint successivo. Allo stesso modo, in qualsiasi videogioco il giocatore si affanna e ce la mette tutta per arrivare al checkpoint, livello, mondo o puzzle successivo. Mi chiedo se il videogioco possa vivere senza Game Over e non ho una risposta precisa, sebbene ci siano vari esempi di titoli che cercano di smarcarsi da questo concetto una volta ritenuto basilare (To The Moon, i giochi di David Cage etc.). Ma siamo sicuri di volere dei giochi senza game over? La mia risposta è un sonoro quanto deciso, no. 
Unknown
Scritto da Unknown

2 commenti:

  1. Spunto molto interessante, nonché consiglio cinematografico che mi appresto a seguire proprio questa sera. C'è pure un qualcosa nel tuo scritto che mi diverte molto: Cage é il protagonista di questo film basato sul concetto di Game Over & Retry, ed é pure colui che con i suoi videogiochi cerca di allontanarsene. Alquanto curioso, no? ;)

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  2. Bell'articolo. Complimenti davvero. Non ho visto il film e ne sono molto molto incuriosito. Credo però che questa sorta di "esperimento" resterà un caso unico. Troppo difficile replicare le dinamiche di un videogioco in un film (già il processo è faticoso quando ci si limita ad una trasposizione cinematografica della trama, figuriamoci se ci si spinge oltre). Ad ogni modo liberissimo di ricredermi e di tornare sui miei preconcetti una volta visto il Blu-ray che mi presterai... ;-)

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