Internet, connettività 24x7, il cloud e tutto quello che vi ruota intorno è da tempo parte integrante della nostra quotidianità. Social, mail, WhatsApp, streaming video e musicale, gioco online, digital download. Tutto è sempre meno fisico e sempre più digitale, binario e virtuale. Progressivamente spariscono le cartoline delle vacanze, le foto da catalogare in album pesanti e polverosi, i dischi e i film sulla libreria. Anzi, in molti casi l’oggetto fisico è sparito già da tempo, al netto di poche eccezioni demodé. Certo ci sono tanti vantaggi per i consumatori: accessibilità a cataloghi infiniti, sempre ed ovunque, prezzi ridotti (almeno in molti contesti tra cui comunicazione e musica, ma non in tutti chiaramente, non ancora o non sensibilmente), tutto o quasi immediatamente disponibile. Bello vero?
Bè, questo è proprio ciò che mi preoccupa, precisamente quell’”immediatamente” associato al mondo del videogioco. Ma non è l’oggi in sé a rappresentare il problema, né il domani, bensì il futuro meno prossimo, quello a cui, forse, i giovani videogiocatori d’oggi ancora non pensano (esattamente come il sottoscritto vent’anni fa) ma che sicuramente arriverà, e vedrà qualcuno chiedersi come rigiocare quel titolo x per la console y che tanto piacque: come (ri)giocarlo in condizioni, quanto meno software, equivalenti all’originale. Certo, parlo di retrogaming e collezionismo, ma la banda larga ha contribuito a rendere tutto più veloce, non solo lo scambio dei dati. Provate a chiedervi come poter giocare un titolo PS3 o Xbox360, regolarmente acquistato, a suo tempo, dallo store online, tra.. diciamo cinque anni, o dieci, via. L’ipotesi che PSN e Live non saranno più accessibili da quelle oramai vetuste console è piuttosto probabile, e a meno che non siate muniti, su tali piattaforme, di HDD tanto capienti da contenere tutta la vostra libreria di acquisti digitali e che mai abbiate avuto necessità di far pulizia o, peggio, siate incorsi in un crash del disco stesso o del sistema, avrete necessità di riscaricare il software.
Il pc è
chiaramente in una situazione di vantaggio in quanto piattaforma molto più
aperta, al netto dei DRM tanto cari a Steam (ma esistono anche realtà come GOG)
o della compatibilità di OS e driver con quanto compilato anni prima. Certo non
è semplice, ma le console a mio avviso sono in una situazione ancor più
complicata. Sony, Microsoft e Nintendo stanno pensando a come garantire agli
utenti il valore dei loro acquisti? (L'hanno mai fatto?) Rimozione del DRM? Improbabile, ma certo
non impossibile. Apertura a metodi di backup più gestibili e “traghettabili” lungo
la continua, veloce evoluzione dei sistemi di storage? Chi lo sa. Oppure si
impegneranno a preservare tutto quanto rilasciato nel "cloud" consentendone l’accessibilità
da qui all’infinito? Che poi infinite le aziende stesse, ahimè, non sono, nemmeno i colossi dell'industria. Risposte a riguardo ancora non ce ne sono, almeno non per il volgo. Leggevo
proprio ieri di una cartuccia BS-X per Snes con Radical Dreamers (sequel di
Chrono Trigger rilasciato in terra nipponica solo tramite SatellaView)
battuta su ebay a oltre 800$ per quanto è ormai rara. E delle risposte, ovviamente
negative, che il curatore del ComputerSpieleMuseum di Berlino ha ricevuto da
una certa azienda di Kyoto riguardo la possibilità di usare l’emulazione e il
dumping per preservare alcuni storici titoli Nintendo prima che i supporti
originali si smagnetizzino, perdendone il prezioso contenuto digitale.
“L’IP è mia e la gestisco io”: questa la sostanza della risposta. Per carità, però io consumatore ne ho pure pagato l’utilizzo in licenza.. e non mi sembra di aver letto alcuna scadenza. E poi cavolo, qui stiamo parlando di preservare un pezzo di storia, opere artistiche (certo, di una delle più giovani e immature tra le arti, ma pur sempre degna) in un museo ufficiale. E di preservarlo fino all’ultimo bit, perché se ad un libro manca un pagina il resto rimane leggibile, ma se ad un file eseguibile togli l’1% del codice binario... puoi pure cestinare il restante 99. Ora, però, non addentriamoci troppo in discorsi ingegneristici, seppur validi ed interessanti per chi, come il sottoscritto, inizia a preoccuparsi e non poco per i floppy originali Amiga o per le cartucce del NES.
“L’IP è mia e la gestisco io”: questa la sostanza della risposta. Per carità, però io consumatore ne ho pure pagato l’utilizzo in licenza.. e non mi sembra di aver letto alcuna scadenza. E poi cavolo, qui stiamo parlando di preservare un pezzo di storia, opere artistiche (certo, di una delle più giovani e immature tra le arti, ma pur sempre degna) in un museo ufficiale. E di preservarlo fino all’ultimo bit, perché se ad un libro manca un pagina il resto rimane leggibile, ma se ad un file eseguibile togli l’1% del codice binario... puoi pure cestinare il restante 99. Ora, però, non addentriamoci troppo in discorsi ingegneristici, seppur validi ed interessanti per chi, come il sottoscritto, inizia a preoccuparsi e non poco per i floppy originali Amiga o per le cartucce del NES.
Mettiamo pure che
hardware e supporti fisici, se ben conservati, conservino le loro funzionalità
per sempre (!). Compro la console X e il gioco Y in negozio, con la mia bella
scatola e il suo manuale (ah no, quello non si usa più, si risparmia carta. Giustamente, ma vallo a dire a chi stampa volantini pubblicitari...).
Torno a casa, collego il tutto alla rete elettrica, alla tv, a internet
ovviamente ed inserisco il disco... Tada!!! Via al download della patch, già al
day one. Chiaro è che il patching è ormai necessità a cui chi sviluppa/pubblica videogiochi
(e software in generale) non può più sottrarsi. Il codice è sempre più
complesso, i tempi di sviluppo sempre più stringenti, i contesti più dinamici e
gli acquirenti, soprattutto gli early adopters, sempre più spesso insoddisfatti
e pronti a far polemica, e non solo (giustamente, per carità). Occorre correggere, migliorare, allargare durante l’intero ciclo di business, e va bene, ci mancherebbe. Meglio questo che bug assurdi alla, chessò, Croc in versione PAL per Sega Saturn. Dico quello che impedisce la visualizzazione della testa del protagonista se si accende la macchina col disco di gioco già inserito, piuttosto che bootare alla "dashboard" e quindi inserire il gioco.
Per chi non lo ricordasse, Croc: The Legend of the Gobbos è un platform 3d pubblicato nel '97 per Saturn e PSX, un puffettoso gioco "per bambini", con un simpatico coccodrillo come protagonista. 1997: all'epoca non c'erano forum popolatissimi e aggiornatissimi; Internet, in Italia, era ancora cosa per pochi. Ora, immaginate il padre che che acquista il suddetto per il proprio figlioletto e questo si ritrova il dolce pupazzetto decapitato. Immaginate di essere voi quel padre, o quel bimbo. Ecco, ben venga il patching quindi. Ma chi garantisce la disponibilità di patch da oggi a, di nuovo, dieci anni, nel caso non sia stato possibile conservare il tutto sul disco della propria console, ammesso di averne avuta una già ai tempi? E se dovessi comprare, in preda al solito collezionismo compulsivo, un gioco ormai datato e disponibile solo su ebay?
Disco originale alla mano, sarò costretto ad accontentarmi della quasi sicuramente buggatissima prima versione andata in gold? Non pretendo certo che il gioco online sia ancora fruibile (anche se…) ma quanto meno vorrei godere dell’esperienza offline per cui ho pagato e a cui schiere di coder hanno dedicato notti insonni per correggerne gli errori. E magari vorrei godermi i numerosi DLC rilasciati a posteriori, o semplicemente già presenti su disco e sbloccati tramite un piccolissimo download (aperta e chiusa parentesi). Ci sono le “definitive edition” (aka game of the year edition, aka quel che volete), le riedizioni in HD, le riedizioni nelle virtual console ufficiali delle piattaforme più recenti. Ma si tratta di una piccola parte, e comunque occorre ricomprare. Ed io che mi son dissanguato comprando la limited al day one? Cari i miei colossi dell’industria, quale soluzione mi offrite? E dico quale perché tecnicamente le soluzioni esisterebbero già, così come chi le sviluppa, anche se a fini non sempre nobili. Già, si parla di pirateria, di emulazione, di rom dumpate, ma anche di modder e server non ufficiali. Però è tutto illegale, perché le leggi sul Copyright sono così restrittive e pensate all'antica da non consentire alla comunità di appassionati di contribuire a preservare un patrimonio culturale in continua, esponenziale crescita. Quindi, mi chiedo se ha senso investire nel collezionismo videoludico. E’ per passione, certo non per profitto, ma sarebbe assurdo, quasi crudele, vedere il tutto evaporarsi, inesorabilmente, anno dopo anno. Phil, Satoru, Kaz.. pensate un po’ anche a noi nostalgici, please. E voi, proprio voi che stai leggendo queste righe, che ne pensate? Avete letto, discusso, immaginato di una possibile, efficace soluzione?
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Di
martedì, ottobre 28, 2014






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