Devo ammettere di non essere mai stato un fan di Bungie e dopo aver giocato ad Halo 3: ODST ho deciso che i loro titoli non facevano per me.
Ecco quindi che ho subito molto poco il fascino di Destiny e nemmeno l’offensiva a base di trailer su base settimanale, alpha privata, beta pubblica e fiumi di preview e review sono mai riusciti a riaccendere il mio scarso interesse.
Se durante la settimana dell'uscita ho vacillato, quelle successive hanno definitivamente messo la parola fine alla mia possibile carriera nella galassia creata da Bungie: troppo l’impegno e la costanza richiesta per giocarci seriamente, malgrado parecchi amici abbiano tentato di tirarmi dentro.
Perché quindi oso confrontare Helldivers con Destiny? Semplice, perché in qualche modo Helldivers è stato il MIO Destiny.
Solo molto più immediato, semplice ma non per questo meno appassionante.
Helldivers si è fatto attendere parecchio e rappresenta il titolo di ritorno per Harrowhead, team svedese che fece il botto nel 2011 con Magicka, per poi non riuscire più a risalire la vetta della popolarità, nemmeno con il mediocre reboot di Gauntlet commissionato da Warner.
Oltretutto il team ha dovuto abbandonare la sua serie principe, rimasta nelle mani di Paradox, quindi è stato praticamente un obbligo lanciarsi su una nuova IP. I ragazzi nordici devono aver convinto sin dal principio con Helldivers, in quanto il gioco è stato firmato da Sony ed è diventato un’esclusiva per tutte le piattaforme PlayStation, Vita inclusa.
Il gameplay cooperativo è alla base del progetto, in quanto è possibile organizzare squadre fino a quattro giocatori per scendere su pianeti la cui struttura e obiettivi di missione sono generati dal server, ogni volta in modo differente.
Ad una prima occhiata, tutta la produzione è avvolta da quel sarcasmo che aveva reso celebre Starship Troopers: in questo caso dovremo combattere una guerra contro tre fazioni nemiche, ognuna delle quali minacciano la Super Terra, pianeta natale dell’umanità che va difeso in modo da mantenere lo stile di vita esagerato dei terrestri, esportando nel frattempo la democrazia, per utilizzare una frase alla quale i media sono ormai molto affezionati.
Ci si ritroverà quindi sulla propria nave, in rotta verso uno dei settori della galassia nella quale hanno luogo gli scontri, nel tentativo di guadagnare terreno fino a raggiungere i pianeti di origine delle tre razze aliene, per poi assaltarli e porre fine alle schermaglie.
Nel momento in cui scrivo il gioco è alla terza guerra globale, in quanto ogni vittoria riportata dai giocatori online serve a far progredire il conflitto, grazie a delle barre che indicano a che punto si trova l’avanzata umana rispetto agli alieni.
Sovrastruttura di gioco a parte, il gameplay è molto classico, sebbene non privo di novità interessanti.
Assemblata una propria squadra, con amici o perfetti sconosciuti, e scelto un pianeta sul quale atterrare, ci si ritroverà lanciati sulla superficie grazie ad una capsula. Al contatto con il suolo quest’ultima penetrerà nel terreno a causa dell’alta velocità di entrata nell’atmosfera ma preserverà il proprio personaggio, pronto ad eseguire la missione.
Il sistema twin stick standard sottende un sistema di controllo tradizionale, nel quale sprecare munizioni equivale a rischiare la pelle e prendere una raffica nella schiena, dovuto al fuoco amico sempre attivo, è abbastanza comune. Imperativo organizzarsi, quindi, cercando di aiutarsi l’un l’altro verso i vari obiettivi presenti in ogni mappa.
Importantissimi quelli che vengono definiti stratagemmi, da far scendere dall’orbita in capsule simili a quelle utilizzate per le truppe, eseguendo sequenze di pressioni specifiche delle frecce direzionali del d-pad. Queste ultime sono decisamente complesse da eseguire se sotto il fuoco nemico e possono far perdere parecchio tempo e concentrazione, soprattutto perché vengono utilizzare anche per determinati obiettivi di missione, come la riattivazione di una base missilistica del pianeta o lo spegnimento di un generatore che blocca le comunicazioni nel bel mezzo di una base avversaria.
Il bello di Helldivers, però, sta tutto nell’immediatezza: nel giro di pochi istanti si assembla una squadra e si inizia a triturare alieni, sbloccando potenziamenti per armi ed equipaggiamento che formano un sistema di progressione ottimamente bilanciato, che spinge a tornare spesso a giocare, anche solo per una missione da un quarto d’ora.
Ecco quindi perché Helldivers è il titolo online perfetto per chi ha poco tempo e scarsa costanza: la guerra va avanti anche senza di noi e entrare in gioco dopo una settimana di pausa non è assolutamente un problema. Inoltre si trovano sempre giocatori online e la necessità di organizzarsi è adeguata alla tipologia di gioco, quindi basta utilizzare i messaggi preimpostati e non sarà difficile trasformare un gruppo di quattro utenti che non si conoscono nemmeno in una perfetta macchina da battaglia, anche senza utilizzare la chat vocale.
Certo, accadrà spesso di rimanere vittima di una torretta posizionata dai propri compagni in un punto non particolarmente felice, oppure di venire schiacciati da un mech del proprio gruppo che sta falcidiando un’unità nemica senza prestare particolare attenzione ai compagni. Sono però situazioni che fanno parte del gameplay e che, anzi, generano momenti di grande ilarità.
Insomma, Helldivers può soddisfare la vostra sete di sparatutto online sci-fi, offrendo un gameplay rilassato ma profondo, al quale tornare senza la sensazione di non essere mai all’altezza o di perdersi qualcosa per non aver effettuato il login se non per una mezz’ora ogni fine settimana.
Considerando che odio il fuoco amico, è un titolo che da un certo punto di vista mi fa un po' paura. Ne parli però con molto trasporto, quindi al primo sconto potrei anche prenderlo. Mi frena sicuramente il prezzo, siamo sui 20 euro, a mio avviso un po' troppo...
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