Mi è sempre piaciuto il genio della lampada. Sarà che sono cresciuto con i film di Bud Spencer tatuati nella mente, o forse per l’esoticità del personaggio. D’altronde chi non amerebbe una persona in grado di esaudire ben tre desideri? Io ho le idee ben chiare su quelli che esprimerei, ma ovviamente non li dico. Per celebrare l’acquisto del nuovo e fiammante New Nintendo 3DS ho deciso di cimentarmi con un gioco per il gioiellino appena acquistato e trascurare per qualche giorno le ben più utilizzate console casalinghe. E quale avrò scelto per testarne le capacità? Monster Hunter 4 Ultimate? Sbagliato. The Legend of Zelda: Majora’s Mask 3D? Manco per sogno. Ho scelto… Shantae and The Pirate’s Curse! Vedo già le facce un po’ spaesate delle persone che stanno leggendo. Perché un gioco scaricabile su Nintendo eShop e non uno dei nuovi tripla A usciti su New Nintendo 3DS? Semplicemente perché è un bel gioco, nonché il terzo episodio (dafuq) di una non troppo conosciuta saga ideata da WayForward, team da tempo allenato nella realizzazione di ottimi metroidvania per le più svariate console portatili e casalinghe.
Sviluppato sempre da WayForward e pubblicato da Capcom, il primo Shantae uscì su Game Boy Color nel lontano 2002, seguito da Shantae: Risky’s Revenge nel 2010 su DSi Ware e successivamente su piattaforme iOS. La consacrazione della saga è però arrivata nel 2015 proprio con questo episodio per Nintendo 3DS, che ha portato con se alcune modifiche alla struttura dei livelli, con il passaggio da singola ambientazione in stile Castlevania: Symphony of the Night ad una struttura più simile proprio a Super Metroid, dove i livelli sono rappresentati da isole da esplorare e nelle quali è possibile guadagnare nuove abilità. Ovviamente le nuove abilità aprono la possibilità di accesso ad aree precedentemente irraggiungibili nelle zone già visitate, quindi fa capolino un po’ di backtracking, però mai invasivo ne fastidioso. La storia viene raccontata in modo divertente ed ironico e narra le gesta del mezzo-genio Shantae, ormai abituatasi ad una vita priva di poteri, persi proprio nel precedente capitolo. Nonostante questo impedimento, Shantae decide di imbarcarsi in un’avventura in compagnia della sua acerrima nemica Risky Boots in modo da salvare nuovamente Scuttle Town e sconfiggere il misterioso quanto pericoloso Pirate Master. Fin qui tutto molto standard, così come lo è il gameplay e lo stile di gioco: siamo di fronte ad un classicissimo scrolling orizzontale e dungeon che si sviluppano nelle quattro direzioni cardinali. Ciò che però stupisce è la frizzante e perfetta calibrazione del gameplay, fatta inizialmente di combattimenti e qualche venatura di puzzle, per poi aggiungere nelle fasi avanzate una forte spinta platformica, fatta di salti precisi al millimetro e situazioni dove è necessario tenere altissima l’attenzione. Non si arriva però mai a livelli di frustrazione, sebbene l’ultimo scenario non sia propriamente semplice. Come già detto in precedenza, nonostante Shantae abbia perso i suoi poteri da genio, potrà in questo episodio utilizzare armi ed accessori presi in prestito da Risky Boots, che le permetteranno di spiccare salti tripli, utilizzare una pistola o planare con l’ausilio di un cappello da pirata. All'interno delle varie isole sono ben nascosti dei graziosi calamari e recuperandone quattro sarà possibile recarsi a Scuttle Town e aumentare la salute di Shantae. Altrettanto ben nascosti sono i Tinkerbat, esseri malvagi che andranno uccisi per intrappolarne il potere magico all'interno della classica lampada di cui tutti i geni sono provvisti.
Mettiamoci poi dei protagonisti un po’ folli e dialoghi costruiti in maniera tutt’altro che banale e abbiamo il quadro completo del valore di questo prodotto. Tanto per fare un esempio, sono spassosi i dialoghi con Squid Baron, dapprima triste e poi galvanizzato nell’essere conscio di appartenere alla categoria dei “boss riempitivo” che sono una consuetudine di un certo tipo di videogiochi. Non posso quindi non consigliare caldamente l’acquisto di Shantae and The Pirate’s Curse. Siamo probabilmente di fronte ad uno dei migliori, se non il migliore insieme a Shovel Knight, titolo digitale disponibile su Nintendo 3DS ed altresì uno dei migliori metroidvania che io abbia giocato negli ultimi dodici mesi. Vero che il costo non è propriamente accessibile (parliamo di 17 euro) ma si viene ampiamente ripagati da 9-10 ore di divertimento. E di questi tempi è grasso che cola.
Vedo citate nel tuo articolo le parole Castlevania, Metroid e backtracking. Ne deduco pertanto che, a grandi linee, ci troviamo di fronte ad un nuovo recente esempio del prepotente ritorno in auge della "metroidvania". Si tratta di una struttura di gioco che non ho mai amato più di tanto (forse per la mia cronaca mancanza di senso dell'orientamento che mi obbliga a stare più tempo con la mappa a video che a giocare...), ma che è ormai chiaro che deve avere ben più di una qualità, visto che, appunto, i prodotti di qualità sembrano non mancare (Guacamelee, Strider, Apotheon, Ori and the Blind Forest, ecc.). Toccherà quindi mettere da parte i preconcetti (che risalgono, peraltro, proprio all'epoca del mio sfortunato rapporto con Symphony of the Night) e ridare una possibilità al genere. Probabilmente sara Ori e non il qui presente Shantae, ma poco importa. Il tuo articolo ha sicuramente colpito nel segno. Ti farò sapere come è andata... :-)
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