lunedì 5 gennaio 2015


Ricordo molto bene quel giorno in cui estrassi la centottantamilalire per una cartuccia import di quella meraviglia che era, ed è, Street Fighter II per SNES. E, anni dopo, l’incanto provando per la prima volta, la prima di mille, SoulCalibur su Dreamcast. Lasciando, nel mentre, quintali di gettoni nei cabinati dei beat’em up Capcom e Sega. SNK... No, i loro mai apprezzati, e nemmeno provati più di tanto a dire il vero. Ma in generale ho sempre speso parte del mio tempo ludico coi picchiaduro, soprattutto in quel contesto multiplayer dettato dell’amico che passa a trovarti per un caffè o una birra. La formula per l’occasione è sempre stata un’alternanza tra il gioco di calcio del momento, quello di macchinine e poi quello “da fare a botte”. O, meglio, quelli. Perché ne esistono, per quanto mi riguarda, sostanzialmente due tipi: c’è il picchiaduro veloce e coi super poteri à la Hadouken, e poi ci sono i giochi di combattimento più “seriosi”, intenti a rappresentare discipline sportive e arti marziali.



Se tale distinzione non era così netta tre-quattro generazioni fa, il progresso tecnologico ha reso possibile quanto meno il tentativo simulativo, con risultati a volte molto buoni: basti pensare ai vari Fight Night o alla serie UFC nata su Dreamcast/PSX sotto etichetta Crave, continuata poi con THQ fino al fallimento della stessa etichetta e quindi passaggio della licenza a EA, che già si era cimenta con i suoi MMA. Ad essere sincero, tra i due sotto-generi il mio personalissimo indicatore di preferenza segna il secondo, quello simulativo, come più adatto ai miei gusti. Sarà per la natura più genuinamente sportiva, oppure per il contesto epico, storico e realistico di cui le modalità carriera in essi inserite sono pregne. Ma soprattutto è il ritmo più lento e ragionato degli incontri a rendere i combattimenti simil-realistici i miei preferiti: battaglie da più round, partite a scacchi con cazzotti come regine e parate a mo’ di alfieri, il tutto condito da ferite, occhi neri, volti coperti di sangue e tanta di quella fatica che i pochi secondi tra una ripresa e l’altra non consentono di recuperare pienamente.

L'istante prima

Ancora orfani di un Fight Night next-gen con cui rivivere per l’ennesima volta il mitico Alì-Frazier, EA ha pensato di esordire, in questo specifico sotto-genere, nella next-ormai-current-gen con un nuova simulazione di MMA, finalmente completa di licenza UFC. Sviluppato dallo stesso team di Fight Night (ecco perché per il momento ancora non abbiamo un nuovo capitolo) sfruttando lo stesso Ignite Engine che già si è dimostrato robusto con i due ultimi FIFA e Madden NFL, e forte di un add-on da sogno bagnato (leggasi Bruce Lee riprodotto alla perfezione in estetica, tecnica e movenze). 
Il gioco è disponibile già dallo scorso Giugno ma, complice una demo un po’ impacciata nell’istruire riguardo i comandi di gioco e metascore non certo all’altezza delle mie aspettative, ho preferito attendere l’immancabile sconto. Che è arrivato come inclusione nel Vault di EA Access, quindi gioco omaggiato previo abbonamento di soli 4 euro mensili. Che oh, in due mesi (quindi 8 euro in tutto) mi hanno già concesso BattleField 4 e Madden 25, oltre a UFC ed altra “robetta”: direi non male per chi come me ancora non li aveva acquistati ma nutriva un certo desiderio di giocarli. Come se non bastasse, pacchetto Bruce Lee gratuito per tutti gli abbonati Live fino al 5 Gennaio. Detto ciò, potevo perdere una tale ghiotta occasione? Ci mancherebbe.

Il mito

Dopo tutta questa lungaggine introduttiva, veniamo al gioco e cerchiamo pure di essere concisi. L’UFC di EA ripropone credibilmente lo spettacolo della lotta nella gabbia ottagonale? Assolutamente sì. Visivamente con modelli anatomici spettacolari, animati molto molto bene soprattutto considerando le complesse iterazioni corpo a corpo, nonché modificati in tempo reale dall’andamento del combattimento (leggasi sudore, tagli, sangue e zoppicamenti vari). E poi tutto incorniciato da una buona rappresentazione dello show di contorno, incluso audio ambientale e un commento (English only) tanto fluente quanto incalzante. E per quanto riguarda il gameplay… c’è: funziona ed appaga, impone studio dell’avversario, di se stesso e sviluppo di strategie, a patto di non lasciarsi scoraggiare da uno schema di comandi poco immediato (ma la disciplina in sé è molto complessa) e certamente non assimilabile tramite il breve tutorial iniziale. E di accettare la fatalità di un singolo colpo ben assestato a decretare l’esito di un incontro quasi del tutto indipendentemente dall’andamento fino al fatidico momento. Fa parte del gioco, quello vero e quello simulato. Fa incazzare se subito, esalta se inflitto, anche se mai quanto una sottomissione riuscita, con l’avversario a battere la mano in segno di resa.

Altri miti

C’è tutto il succo e la casistica dei combattimenti MMA, anche se a dirla tutta il clinch ha una funzione più transitoria e meno devastante che nella realtà. Ma c’è tutto, complessità inclusa, concetto questo da ribadire. Perché UFC richiede dedizione per poi appagare. Occorre allenarsi in palestra, seguire gli esercizi guidati, studiarli, ripeterli ad oltranza per far proprie le tecniche, soprattutto quelle a terra. E poi praticare nella gabbia, magari affrontando la carriera. Questa, nonostante alcune ingiustificabili limitazioni nella creazione del proprio alter-ego (ma è comunque possibile utilizzare un giovane Bruce Lee a patto di possedere il DLC), parte bene, con un buon schema di crescita ed un contorno piuttosto credibile e galvanizzante. Peccato che poi si perda un po’ sul lungo periodo quando ormai si è raggiunto il massimo livello in ogni parametro e si sono rese proprie tutte le mosse. A patto di aver raggiunto il titolo di categoria, non resta che difenderlo ad oltranza fino a sopraggiunta età del ritiro ed auspicato ingresso nella Hall of Fame. Quanto meno a livello di difficoltà medio: più in là, ancora, non mi sono spinto. Ma non è questa la modalità principe di UFC: la carriera semmai è una buona palestra per allenarsi al più impegnativo ed appagante comparto multiplayer. L’offerta online include incontri classificati, graduatorie mondiali e tornei ufficiali, in cui ho racimolato più che altro pugni in faccia e sottomissioni inarrestabili... Ma ci sta, tutto preventivato. Inoltre, non mancano certo gli incontri non classificati con i propri amici, ancora online o nell’intimità di una sola tv a cui guardare, ed imprecare, in compagnia.

Altri ancora, meno dolci...

Per quanto riguarda la mia esperienza, è qui che UFC ha dato il meglio di sé. Le ore col il buon Akrapovic (molti di voi lo conosceranno) intenti a farci del male virtuale sono state impagabili, così come la sua fortuna nel salvarsi da diversi ko quasi certi (per sfinimento) grazie ai più incontrollati tra i ganci della disperazione. Un nervoso che non vi dico, subito mutati nei classici, bonari sfottò di rito. Quarant’anni entrambi, lo so, ma certe vecchie abitudini non si abbandonano mai. E va bene così.
Unknown
Scritto da Unknown

4 commenti:

  1. Non è la prima volta che ti appassioni ad un titolo sportivo "atipico" per l'italiano medio (leggasi "diverso da FIFA/PES"). Ma laddove il tuo amore viscerale per NBA 2K era giustificato dalla comunque buona popolarità della pallacanestro qui nel nostro Paese, il fatto di provare interesse per un titolo sportivo inerente una disciplina affascinante, ma sicuramente poco conosciuta e seguita da queste parti, è una cosa che trovo ammirevole e mi incuriosisce parecchio. È da tempo (anni, tanti anni...), infatti, che non mi avvicino ad un picchiaduro, tantomeno di questa profondità. Troppa la complessità che hanno raggiunto. Troppo il tempo da dovergli dedicare per potere assimilare appieno mosse e meccaniche di gioco. Purtroppo il tempo è quello che è e personalmente preferisco dedicarlo ad altro. Tuttavia, ripeto, con questo articolo (così come con quello dello scorso anno su NBA 2K), sei riuscito a rendere perfettamente l'idea di come un prodotto di questo tipo possa ripagare la dedizione che pretende. Anche questo è videogiocare dopotutto! Quindi grazie per il bello scritto. ;-)

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  2. Due motivi che mi hanno spinto verso questo titolo:
    1 - il desiderio di un gioco in multi locale diverso dalla solita formula macchinine/calcio, godibile già in soli due giocatori
    2 - recentemente ho fatto alcune ore di prova ad un corso di MMA: facile esaltarsi per una nuova disciplina, facile farsi prendere dalla sua simulazione digitale se riprende bene già quei pochi elementi base che mi sono stati spiegati al corso :)

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  3. Fortuna? FORTUNA? Credo che tu abbia voluto scrivere " skill " ma ti siano scappate le dita sulla tastiera. Dedizione, allenamento, ore ed ore di flessioni sulle dita per raggiungere il risultato, ecco ciò che contraddistingue il feroce atleta Akrapovic dal flaccido uomo con pancetta Franco. Quando vuoi ripasso di li ad insegnarti la vita, e porto i pasticcini tanto ogni scusa è buona. Un abbraccio clinch dal vostro Akra " The Hammer " povic.

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    1. Sì sì intanto per timore hai scansato il match di ritorno... :)
      E poi questi messaggi con utenza "anonima"... Registrati in Google e mettici la faccia!! :P

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