Gli echi del pesante attacco informatico che ha messo K.O. Xbox Live e PlayStation Network durante le festività natalizie non si sono ancora spenti. Il popolo di internet, videogiocante o meno poco importa, continua a porsi grossi interrogativi su quello che è accaduto. C'è chi si domanda dove sia finita quella sorta di "etica" che gli hacker si sono sempre vantati di possedere. C'è chi si comincia a convincere che dietro a tutto questo si nasconda solo una bizzarra idea di business. C'è chi riporta le notizie dei primi arresti ai danni di questi criminali (perché di questo si tratta) e chi, molto più semplicemente, continua legittimamente a domandarsi in quali (cattive) mani si trovino i nostri poveri dati personali...
Infine c'è chi, come il sottoscritto, solo in seguito a questo nefasto accadimento ha realizzato pienamente come le console odierne non possano praticamente più fare a meno di una connessione ad internet 24/7 e di un servizio online pienamente funzionante. "Guarda questo! Ha scoperto l'acqua calda!" direte voi... E avreste anche ragione. Però se ci si sofferma più approfonditamente a pensare alla questione, ci si rende davvero conto di come il connubio internet / console abbia ormai completamente stravolto il nostro modo di videogiocare.
Al di là dell'impossibilità di poter fruire del multiplayer online, non potere disporre di una console online significa ormai tante (troppe?) cose: niente riscatto di codici prepagati, niente digital delivery, niente recupero di salvataggi dal cloud, niente aggiornamenti, niente utilizzo di app accessorie. Le conseguenze di questi disservizi sono state ovviamente amplificate durante i giorni festivi. Ma se coloro che hanno trovato sotto l'albero una nuova console si sono trovati pressoché impossibilitati ad utilizzarla (dimenticavo, niente attivazione/recupero di account...), i vecchi utenti hanno quantomeno potuto parzialmente rifugiarsi nel buon vecchio gioco in single player o nell'ormai troppo trascurato multiplayer locale. E così, complice anche la presenza in casa di parenti e amici, ci si è trovati costretti a fare un piccolo tuffo nel passato, riscoprendo, anche solo per qualche ora, il videogiocare alla vecchia maniera. Un modo non necessariamente migliore, ma sicuramente più intimo e meno cinico ed asettico di quello attuale.
Non voglio di certo lasciarmi andare al più classico degli sproloqui all'insegna del ricordo dei bei tempi che furono, Tuttavia, mi domando seriamente se il linciaggio mediatico a cui è stata sottoposta Microsoft quando essa ha illustrato a stampa ed appassionati la sua visione di una Xbox One always-on fosse realmente giustificato. Certo, la casa di Redmond si è spinta un pochino troppo oltre con DRM stringenti e impossibilità di rivendere l'usato, ma se ci pensiamo bene, la situazione attuale non si discosta poi molto da quella forse prematuramente dipinta dai dirigenti Microsoft... È davvero possibile tenere la propria console offline? O questo presunto diritto faticosamente conquistato è la più classica delle vittorie di Pirro?
Il dato di fatto, che ci piaccia o meno, è che l'attuale generazione di console è strettamente interdipendente da internet, a tal punto che quanti non possono (o non vogliono) collegare la propria console alla rete dovrebbero essere consci del loro destino da videogiocatori di serie B, a maggior ragione se facenti parte dell'ormai bistrattato popolo del day-one. Giocatore avvisato, mezzo salvato...
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