martedì 1 aprile 2014
Nintendo, i platform e la bussola perduta



Di questi tempi, si sa, parlar male di Nintendo è un po' come sparare sulla Croce Rossa. Troppe sono le stupidaggini commerciali commesse dalla casa di Kyoto. Troppo il vantaggio sprecato sulla concorrenza. Troppo il suo immobilismo. Tutte cose dette e stradette, si diceva. Eppure, non riesco a fare a meno di rincarare la dose. Il motivo di tanto ardore? Proviamo a mettere in ordine le idee...

Premetto che dopo essere stato un supporter sfegatato della casa giapponese ai tempi del tanto bistrattato Nintendone 64, le mie convinzioni hanno iniziato a vacillare con le discutibili scelte dell'epoca GameCube, fino a crollare quasi del tutto durante l'era Wii, deluso da una console dalle caratteristiche tecniche francamente improponibili e da una Nintendo prostituitasi quasi totalmente all'evanescente moda dei casual game. Tuttavia, l'annuncio di Wii U (nome idiota della console a parte), ha riacceso dentro di me la flebile fiammella della speranza. Dopotutto, nonostante la discutibile decisione di scendere nuovamente sul campo di battaglia infischiandosene di un'inferiorità tecnologica palese rispetto alle future rivali (inferiorità per il momento meno marcata del previsto, verrebbe peraltro da dire...), questa volta le carte in regola per dare il classico colpo al cerchio (i casual) e uno alla botte (gli hardcore) sembravano esserci tutte. E invece...

E invece non ci siamo proprio. Come prevedibile, dopo l'iniziale infornata di conversioni a costo zero di titoli Xbox 360 e PlayStation 3, le terze parti hanno abbandonato in massa il claudicante carrozzone Nintendo, facendo gravare interamente sulle spalle della casa giapponese la responsabilità di portare al successo commerciale Wii U. Il problema è che la Nintendo di oggi non è assolutamente in grado di proporre al mercato quella varietà e qualità di titoli oggi più che mai necessaria per risalire la china.

Sì sì, lo so... sono cose già dette e stradette... Però sono incazzato nero, perché sembra evidente che, nonostante una situazione incancrenita a dir poco, le cose, nel breve periodo, non siano destinate assolutamente a cambiare.

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Per il potere di Grayskull – Nostalgia portami via


Un breve ma doveroso post in questo lunedì sera dove il finale di stagione di The Walking Dead e l’Inter la fanno da padroni... o quanto meno ci provano, visto che il primo Meh (meglio rivalutarlo a freddo domani) e il secondo Beh (soporifero sto secondo tempo - AGGIORNATO - beh, anche no alla fin fine). Vince il Grande Fratello quindi? No, per quanto mi riguarda vince un giovine (in quanto mio coetaneo) scrittore nonché blogger infaticabile che noi reduci di POL conoscemmo ai tempi della breve avventura della rivista PiùGiochiPS2, ovvero quell’Alessandro Apreda di Neo-Cosenza noto ai più come DocManatthan. Critico trasversale di tutto ciò che é sufficientemente Nerd (nella sua concezione pre-Giubileo), il Doc ha appena pubblicato il suo primo libro in edizione cartacea, uno scritto dedicato a mode e leggende degli anni in cui i quarantenni di oggi erano spensierati ragazzini, con tanto tempo per giocare a pallone, sfracellarsi con le BMX e leggersi Topolino durante i caricamenti del Commodore 64.

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