Il paradiso degli oggetti perduti
Dove finiscono gli oggetti che non usiamo più? Me lo domando soprattutto per gli oggetti che perdiamo di vista. Quelli per cui possiamo perdere interesse. Quelli di poco valore. Dove finiscono per esempio le matite? Non mi ricordo di aver mai temperato fino alla fine una matita in vita mia. Non ho mai buttato via una matita perché era finita. Eppure nella mia vita ne ho comprate tantissime. Misteriosamente capita. Capita il giorno in cui ti serve quell’oggetto che ricordavi di avere, ma che poi hai perso di vista ed è sparito. E’ un fenomeno accettato, che lì per lì pare normale. Come se niente fosse, senza pormi troppe domande capita il giorno in cui mi compro una matita nuova. Chissà se dal paradiso degli oggetti perduti un giorno tornerà a trovarmi la mia matita della terza elementare. Era una matita brutta per gli standard moderni. Vecchio stile. Un po’ austera. Eppure amica, con i tratti caratteristici che riconoscerei. Il segno di qualche morso che le avevo dato, e di cui ricordo ancora la sensazione tenace ma anche cedevole sotto i denti. La gomma consumata in modo irregolare e rotta da una parte. Scrivere con quella matita probabilmente mi darebbe una sensazione forte. Una congiunzione tra il me bambino e me adulto. Potrei ritrovarmi travolto in un vortice di deja-vu, ricordi confusi, sensazioni. Mi immagino la scena: dentro di me sono travolto da un viaggio emozionale bellissimo e inspiegabile. Da fuori sono un vecchio che scrive con una matita vecchia. Un miserabile con un sorriso sulle labbra.
Pochi giorni fa mi sono trovato proprio in questa situazione: dal paradiso degli oggetti perduti è venuto a trovarmi un vecchio gioco. Vecchio per davvero. Uno di quei JRPG che erano fuori moda già venti anni fa. Il solito mondo caduto nelle tenebre da salvare, con la sua mappa, le sue città, le fortezze, gli scontri casuali, i negozi di armature, le locande che ricaricano punti vita e punti magia. In linea con lo spirito del genere… beh… è stato un incontro casuale. O forse no. Non so. Però non è stata una cosa voluta. Ero sull’App Store che cercavo altro, ma nel mezzo della mia ricerca sono stato attratto da un’icona che aveva qualcosa di vagamente familiare. Stupore: Dragon Quest. Il primo episodio, pubblicato qualche giorno fa da Square Enix. Da ragazzino andavo matto per quel genere e Dragon Quest è sempre stato per me un classico gioco vorrei ma non posso. All’epoca, infatti, per una cartuccia ci voleva la mitica centomilalire, e non c’erano mai abbastanza natali, compleanni e prime comunioni per raccogliere tutte le centomilalire necessarie. Toccava lasciare sullo scaffale tanta roba. In particolare io ho dovuto lasciare sullo scaffale più volte i miei amati JRPG, perché sapevo che una volta finiti, il mio interesse sarebbe svanito e non li avrei più rigiocati. A quel punto come intrattenermi fino al reperimento della centomilalire successiva? I più sagaci risponderanno “Postalmarket”. Vero. Il punto è che in più occasioni ho dovuto lasciare sullo scaffale episodi della serie Dragon Quest. Ma quello è il passato. Attualmente sull’App Store c’è il primo episodio, e qualche giorno fa me lo sono ritrovato davanti, in tutta la comodità ed economicità del digital delivery. L’impulso al click è partito direttamente dalla spina dorsale, dal sistema simpatico. Il cervello non ha potuto fare altro che registrare il fuoriprogramma rapido ed inaspettato. Che pistola… cosa me ne faccio di un JRPG nel 2014?!? Son vecchio per queste cose. Non ho tempo per giocare. Men che meno per giocare qualcosa di strutturato come un JRPG. Lo dovrei eliminare, ma istintivamente faccio invece partire il gioco.
La musica. L’ambientazione. I personaggi. È stato un improvviso viaggio emozionale al fianco di me bambino, in cui il me bambino e il me adulto si sono incontrati. È stata una sensazione incredibile, di comunione con la mia infanzia, di consapevolezza intima delle varie fasi dell’esistenza, e di come ogni singola fase influenzerà tutte le successive. Ho tracciato con la biro blu sulla carta le mappe dei dungeon. Mi sono sorpreso a pensare al gioco anche quando non mi trovavo davanti allo schermo. Ho percepito la voglia di arrivare a casa per proseguire la mia avventura. È stato tutto come ai vecchi tempi: bello ed emozionante.
E adesso?
Adesso ho finito Dragon Quest I.
Ho comprato Dragon Quest IV.