martedì 27 maggio 2014
Cartoline da Monument Valley



Avete presente la scala di Penrose? Ok, il nome del matematico che l'ha ideata me l'ha suggerito Wikipedia, lo ammetto, ma il concetto mi era già noto. E sicuramente lo é anche per voi.  Si tratta di quella serie di gradini che sale all'infinito tornando sempre su se stessa, al punto di partenza. Tridimensionalmente impossibile, ma raffigurabile in dueddì sfruttando la prospettiva. Ideata a metà Ottocento, regolarmente utilizzata a scopi intellettuali e artistici quali, per citare due esempi cinematografici, nel Labyrinth con David Bowie e nel più recente Inception con il plurinominato Di Caprio.
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domenica 25 maggio 2014
Coitus Interruptus

 
Perché scomodare Onan, secondo figlio di Giuda per parlare di Ground Zeroes? L’accostamento tra l’ultima opera di Hideo Kojima e la pratica dell’onanismo o del coito interrotto potrebbe sembrare un po’ forte o fuori luogo. In realtà è la prima cosa che mi è passata per la mente subito dopo aver completato il gioco e riposto il disco nella confezione. Perché è pur vero che le mie statistiche dicono dieci ore di gioco, ben quattro in più di quelle passate in compagnia di Ryse, ma è altrettanto vero che io gioco gli stealth con grande attenzione e con velocità degna del miglior bradipo. Il vero problema risiede nel fatto che il gioco è essenzialmente una demo, niente di più e niente di meno della prima missione sulla nave in compagnia di Solid Snake in Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty. Al secondo o terzo passaggio basta un quarto d’ora per arrivare ai titoli di coda, tra l’altro senza nemmeno fare troppa fatica. Il coito interrotto è però rappresentato non dal quantitativo di ore necessarie a portare a termine il gioco (o la demo, a voi la scelta), quanto nel fatto che la trama è solo abbozzata, con mille rimandi a Peace Walker, stranamente poche cut-scenes (giusto ad inizio e fine gioco) e soprattutto nessun boss epico o nemico particolarmente carismatico con cui confrontarsi.
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sabato 24 maggio 2014
Breve storia di un amore mai sbocciato



Sono passati circa 30 anni dalla mia prima esperienza con un videogioco, più precisamente da quando nel Natale del 1983 mio padre decise di privarsi di un rene per acquistare l'oggetto dei desideri di quello che già all'epoca aveva i tratta distintivi di un futuro nerd: il Commodore 64. Da allora, tra acquisti di hardware e software, ho sperperato quantità incommensurabili di soldi. Non è certo mia intenzione tediare chi legge con un'inutile carrellata degli oggetti che sono entrati (e troppo spesso - per fare un minimo di cassa - anche usciti) in casa mia in questi sei lustri. Questo noioso incipit mi è invece utile per introdurre una riflessione sorta in seguito ad una delle sempre più frequenti fasi amarcord tipiche di chi sta per varcare la soglia dei 35 per avvicinarsi a quella ben più temibile degli 'anta.
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venerdì 23 maggio 2014
Catherine... o Katherine?



Alzi la mano il videogiocatore ultratrentenne privo di un backlog di titoli ancora da fruire, accumulato sullo scaffale nell'angolo più nerd di casa o nella sua versione più moderna digital-only. Eccomi, braccio levato, reo confesso. Ma non si tratta solo di acquisti compulsivi effettuati in momenti della vita poco propensi al sollazzo videoludico. Microsoft e soprattutto Sony ci stanno pure mettendo del loro, "regalando" mensilmente giochi piuttosto interessanti ai propri abbonati. Non tutto oro colato, chiaro, ma spesso titoli che, per il sottoscritto, sono sempre stati suscettibili d'interesse, nonostante quel briciolo di sporadica ragione ne avesse sempre evitato l'acquisto oneroso.

Detto ciò, quale momento migliore di questa prima fase di next-gen così avara di triple A per dedicarsi a godere un po' di quanto accumulato? Così, dopo Beyond Two Souls (apprezzatissimo, ma già discusso in questa sede da Alberto) è stata la volta di Catherine, titolo Atlus (quelli di Persona per intenderci) di cui l'anno passato diversi filmati suscitarono la mia curiosità, ma senza farmi davvero capire quale diavolo fosse la natura del gioco. E ora so perché: Catherine è un prodotto assolutamente originale, certo non perfetto, ma tanto tanto diverso da qualsiasi altro titolo più o meno recente (e, a mia memoria, anche molto più datato).
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mercoledì 14 maggio 2014
Microsoft recidiva - taglio di prezzo sacrificando Kinect


I rumors erano nell’aria da tempo, da mesi, ma apparivano, quantomeno al sottoscritto, come le più classiche speculazioni da calciomercato estivo tanto erano prontamente smentiti dalle alte sfere di Redmond: “Kinect è parte imprescindibile dell’esperienza Xbox One”, “Kinect non è inteso come accessorio opzionale, e questo gli sviluppatori lo sanno”.  E poi, ieri, l’annuncio ufficiale. Dal prossimo 9 Giugno Xbox One sarà venduta anche senza la sua “telecamera”, al prezzo ridotto di 399€, allineandosi così al listino della concorrente Sony. Ennesima bufala? No, la notizia è subito confermata da tutte le principali testate specializzate, poi ufficialmente dallo stesso Phil Spencer.
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giovedì 8 maggio 2014
Coprimi di soldi!




Qualche giorno fa ho cominciato a pensare intensamente. Le meningi fumavano come una ciminiera mentre fissavo con nemmeno tanto velata ottusità lo schermo della mia televisione. Pensavo al giocatore appena trovato in uno dei pacchetti della modalità FIFA Ultimate Team di FIFA 14 con un misto di felicità e schifo verso i soldi che sto spendendo per comprare delle figurine virtuali. Pensavo e contavo le centinaia di euro che si sono volatilizzati in pacchetti che spesso contengono solo della gran fuffa. E ho quindi pensato “siamo sicuri che FUT significhi FIFA Ultimate Team?”. Per citare il titolo dell’articolo, ho letteralmente “coperto di soldi” Electronic Arts comprando centinaia e centinaia di pacchetti, salvo trovare non più di una decina di giocatori degni di essere venduti per una cifra decente. E allora credo proprio che FUT sia l’acronimo di “Fotti Utenti Tonti”, che ho il piacere di chiamare Utonti. Ma quanti sono gli Utonti che mi fanno compagnia nello spendere amabilmente i propri soldi in figurine di calciatori virtuali? Beh, pare siano davvero un esercito! Le vendite digitali di FIFA hanno infatti generato oltre 145 milioni di dollari nei primi sei mesi del Fiscal Year 14. E pare ovvia una crescita nei mesi successivi e negli anni a venire, considerando che le vendite di FIFA 14 sono superiori a quelle della precedente edizione.




Ma da cosa deriva la stupidità della tribù degli Utonti? Quali sono le motivazioni che spingono gli amanti del calcio virtuale a foraggiare Electronic Arts con denaro frusciante, tra l’altro di gran lunga superiore a quello del mero acquisto del gioco? Le motivazioni sono a mio avviso molteplici: in primis c’è il “brivido” del gioco d’azzardo, perché i meccanismi sono gli stessi. Si apre un pacchetto e si aspetta di vedere se c’è qualcosa di buono dentro. Un po’ come quando si gratta con calma un gratta e vinci nella speranza di incappare in qualche vincita cospicua. Dall’altra parte c’è il desiderio di accaparrarsi i giocatori “IF”, cioè “In Form” che fanno parte del Team of the Week, rilasciato ogni mercoledì dal team di sviluppo del gioco. E poi le carte arancioni MOTM (Man of the Match) per le coppe o attualmente (nei pacchetti proprio in queste settimane) le super potenziate carte blu per i TOTS (Team of the Season) dei vari campionati.



C’è quindi la brama, la rincorsa al giocatore potenziato che da la possibilità di avere sul terreno di gioco qualcuno in grado di sovvertire in pochi secondi gli equilibri di una partita. E, nascosta nel profondo del cuore, una gran voglia di far vedere che si mette sul campo una squadra composta dalle stelle più brillanti del firmamento del calcio mondiale. Ma vale davvero la pena spendere centinaia di euro in figurine virtuali? La risposta è no, ma d’altronde l’ho detto, gli Utonti sono tanti ed i guadagni digitali di FIFA sono lì a dimostrarlo.


E quindi tutti a cantare… Coprimi di soldiiiiiiiiii.
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mercoledì 7 maggio 2014
Bella senz'anima (e pure inFAME)



Correva il lontano anno 1974 quando un Riccardo Cocciante in grande spolvero estraeva dal suo personale cilindro musicale "Bella senz'anima", canzone destinata a divenire il più popolare successo del cantautore italo-vietnamita (già, perché forse non molti lo sanno ma il buon Cocciante è nato a Saigon, città oggi conosciuta come Ho-Chi Minh). Nel brano, l'artista descriveva in maniera piuttosto chiara e di impatto i pochi attimi prima che un uomo ponesse fine alla relazione con la propria compagna, resosi conto della natura di implacabile seduttrice senza altre qualità "interiori" della donna.

Ora, è doveroso premettere come il sottoscritto non sia assolutamente un fan di Riccardo Cocciante. I miei gusti musicali sono (decisamente) altri. Eppure, per non so bene quale strano meccanismo neurale scaturito nel mio cervello ormai probabilmente ed irrimediabilmente fritto, è stata proprio questa canzone a balzarmi in mente quando qualcuno mi ha chiesto un rapido giudizio su inFAMOUS Second Son dopo averlo completato al 100% (una sola passata in versione eroe, si intende).

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