martedì 11 agosto 2015
Estremismi videoludici


La Gamescom appena conclusa, al di là dello strepitoso successo in termini di presenze (ben 345.000 visitatori da 96 paesi), è balzata agli onori della cronaca per la decisione di Sony di non organizzare una sua press conference (che si terrà, invece, alla Paris Games Week del prossimo ottobre), lasciando, di fatto, campo mediatico libero a Microsoft. Il media briefing della casa di Redmond è stato privo di veri e propri "megaton" (tutto era pressoché già risaputo), ma è stato comunque piuttosto solido e convincente. Giochi molto importanti come Quantum Break, Crackdown 3 e Scalebound (che per motivi di tempo o scelte interne non erano stati mostrati allo scorso E3 di Los Angeles), hanno avuto ampio risalto, così come una nuova demo di Rise of the Tomb Raider e l’annuncio di Halo Wars 2. Insomma, chiunque avesse avuto dei dubbi sul fatto che Microsoft stesse facendo tutti gli sforzi per risollevare le sorti della propria console si è dovuto sicuramente ricredere, dato che tra fine 2015 e 2016 la line-up di Xbox One è sicuramente ricca di titoli esclusivi di elevata caratura. 
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mercoledì 5 agosto 2015
Basta un sorriso – Pixels

L’hype, lo sappiamo, è una brutta bestia, difficile da domare. Più è alto, più la ricerca della perfezione nel valutare il risultato finale è morbosa ed erode obbiettività al giudizio. Questo però accade anche quando l’aspettativa è talmente bassa da generare pregiudizio, ovviamente negativo. E di questo ne è palese esempio Pixels, il nuovo film diretto da quel Chris Columbus già celebre per alcune pellicole anni ottanta/novanta tra cui I Goonies, Gremlins, Mamma ho perso l’aereo, Mrs.Doubtfire, L’uomo bicentenario, nonché per la serie Harry Potter. A dire il vero il coinvolgimento di Columbus dovrebbe determinare un innalzamento delle aspettative, e chiaramente lo fa, aggiungendosi all’effetto nostalgia dettato dal tema portante della pellicola: i videogiochi arcade dei primi anni 80. Dall’altra parte però c’è la presenza, come attore e co-produttore, di Adam Sandler, la cui carriera ha sempre oscillato intorno ad una “mediacritic” giusto sufficiente, con pochi discreti acuti ed una crescente disapprovazione popolare. Addirittura qui nella cerchia di POL c’è chi lo definisce il “male della commedia americana”. Per quanto mi riguarda, Sandler è onesto mestierante, un sei punto cinque in una scala da uno a dieci: insomma c’è di meglio ma anche molto, molto di peggio. Ma per qualcuno, forse molti, è il male, indi anche questa operazione nostalgia è male a prescindere, schifezza annunciata ed ineluttabile. Pregiudizio. Che ho voluto completamente abbandonare, sia esso positivo o negativo, nel momento in cui ho acquistato i biglietti del cinema.
Il prologo così fedelmente anni ottanta (che meraviglia di sala giochi!) apre la visione nel migliore dei modi, tanto da desiderare un intero film dedicate a quel magico contesto, magari meglio realizzato del buon vecchio The Wizard ( in Italia “Il piccolo grande mago dei videogames”). Ma vabbè l’obbiettivo narrativo qui è diverso. Ad ogni modo, il pretesto per l’invasione aliena a suon di sfide retrogiocose ci può stare così come il riciclare alcune idee dal mito Ghostbusters. Lo sviluppo però vive di un’alternanza di momenti buoni ed altri proprio no, che qualcuno sicuramente imputerà al solito Sandler. Ma, ricordiamolo, Sandler non si è occupato della sceneggiatura, non direttamente almeno, e a dirla tutta i momenti meno riusciti non sono quelli che lo vedono protagonista, bensì quelli, banalmente inappropriati, incentrati sul Presidente Cooper aka Kevin James, e pure alcune battute, non tutte, del Dinklage di Game of Thrones, qui alle prese col ruolo del campione spocchioso e sleale in cerca di redenzione (e di un po’ di divertimento “spinto” con Serena Williams e Martha Stewart, quella sì una gag divertente). Sorvoliamo su alcune imprecisioni storiche di poco conto e pure sulla non-originalità del tema, anzi contiamole ma controbilanciamole con alcuni cammeo e citazioni di pregio. E poi torniamo alle sfide con gli alieni, fulcro del film: sono divertenti, ritmate e visivamente molto godibili. E per finire, pure l’onnipresente sotto-storia d’amore strappa qualche sorriso. A conti fatti, Sandler nel ruolo del fenomeno dei videogiochi prima sfigato poi celebrato va anche bene, non vincerà certo una statuetta ma la sufficienza la supera senza problemi. E con lui nel ruolo dell’eccentrico amico d’infanzia Ludlow, il buon Josh Gad, protagonista di alcuni momenti davvero esilaranti, e l’immancabile ruolo rosa assegnato a Michelle Monaghan, sempre un piacere.
Non so in 3D, ma visto nelle tradizionali due dimensioni l’obbligatorio uso della CG riesce molto bene nell’intento di rendere fisici, brillanti e dinamici quei vecchi sprite, nonché visivamente credibile e spettacolare la pixelation cubica che distrugge tutto ciò che tocca. Nel contesto di quello che deve raffigurare, il risultato è piuttosto spettacolare, sicuramente in grado di strappare qualche sorriso di meraviglia. In termini di regia, Columbus fa il suo discretamente, pur dovendo fare i conti con i succitati limiti del plot e nell’ottica di un film per famiglie. Ecco, questo è il punto della questione: Pixels non vuole certo essere il filmone per eletti, bensì una commedia per tutti, per i piccini sicuramente ma anche per i loro papà, quarantenni cresciuti a spendere monetine in fumosi bar di quartiere. Come operazione nostalgia funziona, come film per famiglie funziona. Ed io sono uscito dalla sala conscio di non aver visto un capolavoro ma comunque con un sorriso sulle labbra e l’animo leggero. Delivered, achieved. Nella mia personale classifica dei film a tema videoludico Ralph Spaccatutto resta una bella spanna sopra, ma, consentitemi il paragone, rivedrei mille volte ancora Pixels piuttosto che una solta volta il soporifero Frozen. Non me ne voglia l’Academy.
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lunedì 3 agosto 2015
Gaming Effect - Episodio 43

 
Il mercato dei videogiochi è in una fase di espansione e migliaia di copie vengono vendute ogni giorno, sia su supporto fisico che in digitale.
Quanti di questi giochi verranno quindi veramente portati a termine dagli acquirenti?
Partiamo dai pochi dati pubblici disponibili, alcuni dei quali provengono dai trofei di PlayStation 4 e PlayStation 3, per analizzare il fenomeno, scoprendo un dato sconvolgente: solo un terzo dei titoli acquistati viene effettivamente giocato a fondo e finito.
Quali possono essere le cause?

Potete ascoltare / scaricare l'episodio:
Buon ascolto! Come sempre, se vi va di commentare, qui o sulla pagina ufficiale di Gaming Effect, siete i benvenuti.
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