domenica 17 maggio 2015
Scelte illusorie?


Tra meno di 48 ore uscirà sul mercato uno dei titoli più attesi dagli appassionati negli ultimi anni. Sto parlando ovviamente di quel The Witcher 3: Wild Hunt che promette meraviglie da tutti punti di vista, non ultimo quello della narrazione, aspetto che ha da sempre contraddistinto positivamente la serie CD Project RED. Gli sviluppatori polacchi hanno ancora una volta posto molta enfasi sulla libertà concessa al videogiocatore, che nel terzo episodio della serie potrà, secondo quanto dichiarato, influenzare ancor di più con le proprie scelte il dipanarsi della storia. Questa presunta libertà decisionale, per ovvie ragioni ancora tutta da constatare nel titolo appena citato, è da sempre uno dei proclami più altisonanti di coloro che puntano forte su una narrazione ad effetto.
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giovedì 7 maggio 2015
Back to the future


Come ormai avrete capito, sto diventando un fermo sostenitore del gioco indie da sgranocchiare nelle (poche) ore libere. Ma non solo. Giocando a Wolfenstein: The New Order, recuperato con solo (!?) un anno di ritardo, mi sono reso conto che certe tipologie di giochi non esistono più. The New Order è una sorta di ultimo baluardo del videogioco vecchio stile. Dura 15-20 ore, non c’è traccia di multiplayer, è vario, impegnativo e longevo al punto giusto. Ma è concettualmente vecchio. Dopo, appunto, una ventina di ore, si ripone sullo scaffale, vero o digitale, e non lo si tocca più. Questo è un male? Per me no. Ma nell’attuale mercato dei videogiochi, dove si punta sempre più nell’evitare che l’utente riporti il gioco da GameStop nel giro di una settimana, rappresenta un esempio più unico che raro. Oltre a Wolfenstein, mi viene in mente solo The Order 1886, criticato proprio per la scarsa durata, la linearità e le troppe sequenze non interattive. E infatti centinaia di copie giacciono ora sugli scaffali dei numerosi punti vendita GameStop sparsi per il territorio italico.
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mercoledì 6 maggio 2015
Ansia da prestazioni


La parola “backlog” rappresenta ormai una costante della mia vita videoludica. Non bastassero le pile di giochi acquistati in preda alla classica sindrome da acquisto compulsivo di cui ho già avuto modo di parlare su queste stesse pagine, ad affollare cassetti e scaffali di casa mia contribuiscono con forza anche pigne di riviste non lette. Si tratta di una decina di numeri arretrati delle due pubblicazioni inglesi a cui sono abbonato ormai da circa dieci anni, quelle Edgegames™ che con i loro speciali e ed approfondimenti rappresentano l’ultimo flebile ma autorevole baluardo che resta alla carta stampata per non soccombere completamente all’online. Bene, proprio ieri sera leggendo un numero del 2014 di Edge mi sono imbattuto in un’interessante articolo riguardante la pubblicazione di The Last of Us Remastered per PS4, nel quale Neil Druckmann, creative director del titolo Naughty Dog, descriveva come il processo di conversione PS3 -> PS4 si fosse in realtà rivelato ben più complesso di quanto era stato preventivato e di quanto la gente possa essere portata a credere. 

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venerdì 1 maggio 2015
Torniamo sul palco!


Forse non tutti ricorderanno che fu Konami con Guitar Freaks a dare il la, nelle sale arcade di un lontano 1995, all’invasione delle finte chitarre di plastica. Non Harmonix, che però ebbe il merito di far esplodere una vera e propria mania globale in ambito domestico e non, proponendo il primo Guitar Hero per Playstation 2, sotto etichetta RedOctane, tra il 2005 e il 2006, aprendo così una serie che ha contato quasi venti capitoli in circa 5 anni, affiancati dalla concorrenza dei cinque titoli Rockband ad opera, guarda un po’, della stessa Harmonix, passata nel frattempo sotto Viacom.
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