venerdì 17 luglio 2015
Orrori estivi

In questa calda estate milanese, il mio videogiocare procede a tentoni, svogliato ed accaldato come un anziano esposto al sole durante le ore più calde (cit.). Dopo essermi entusiasmato come un bambino all’uscita di The Witcher 3 (salvo poi rendermi conto dell’impegno che era necessario profondere per fronteggiarne l’immensità), ho riposto con cura il titolo di CD Project Red nella lista dei “to do”, ripiegando su titoli sulla carta più adatti a fruizioni canicolari. La scelta è ricaduta su Wolfenstein: The Old Blood e su F1 2015. I due titoli, seppur appartenenti a generi completamente diversi tra loro, sono riusciti a fare comunella nell’accaparrarsi le mie afose bestemmie grazie ad alcune immani boiate che ne minano, a mio giudizio, la loro (buona) qualità complessiva. Ma andiamo con ordine…
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Letture da spiaggia...

Aaaah, l’estate! La stagione che tutti, o quasi, attendono per nove mesi, salvo poi lamentarsi per il caldo eccessivo, i giorni di ferie contati, il costo delle vacanze, il sovraffollamento delle spiagge, si stava meglio quando si stava peggio. Che poi se questo è un modo per riferirsi genericamente agli anni dell’adolescenza, nel contesto di definire l’estate come stagione regina... Beh, è innegabile: tre mesi lontani dai banchi di scuola, un centinaio di giorni da dedicare agli amici, al campetto, al sole, al mare, alle ragazze (ci si provava almeno) e, perché no, ai videogiochi. A casa in città, in quella del mare o nelle sale giochi delle località turistiche, ultimi baluardi del settore arcade. Ma questo era il passato. Ora quei tre mesi di spensieratezza si concentrano in due, tre settimane quando va bene, le sale giochi sono introvabili, ed è pure giusto e salutare godersi un po' di spiaggia con la fidanzata/moglie/famiglia, lasciando le console portatili in favore di altro, inclusa una buona lettura sotto l’ombrellone.

E tra un romanzo di Deaver e la lettura quotidiana della rosa, quest’anno ho optato per quel tomo di seicento pagine intitolato “The Ultimate History of Video Games”, firmato da Steven L.Kent.
Giornalista di settore da oltre due decenni, per oltre due decenni ha scritto di vg su importanti testate a stelle e strisce nonché in alcune enciclopedia tra cui Encarta e l’Encyclopedia Americana, oltre ad alcuni volumi per Prima Games e MCGraw-Hill tra cui il “making of” di Final Fantasy The Spirit Within e di Doom 3. Nel mentre ha pure scritto romanzi sci-fi, la serie “The Clone”, di un certo successo, tanto che pare abbia scelto di volersi dedicare a questi a tempo pieno ormai. Per fortuna, nel 2001 ha trovato modo di completare una delle opere più complesse, a detta dell’autore, a cui abbia mai lavorato, questa “The Ultimate History of Video Games” che mi son portato in spiaggia per una settimana. 
Allora.. intanto un mea culpa: libro pubblicato nel 2001, siamo nel 2015. Probabilmente già molti di voi l’avranno letto, io pure lo iniziai anni addietro ma, non ricordo perché, lo misi da parte, non certo per sopraggiunta noia ma probabilmente dirottato sulla “next big thing”, come vuole il manuale del perfetto videogiocatore affetto da acquisto compulsivo. Comunque, se la vostra passione per il videoludere supera i confini del classico torneo di PES, se la vostra curiosità si spinge a ritroso nel ventesimo secolo, se non avete mai letto tale librone di Kent… bè, fatelo. Perché, partendo da Pong fino ad arrivare all’annuncio di Xbox (la prima), passando per l’era d’oro degli arcade, la nascita e la caduta di Atari, la guerra tra Nintendo e Sega nonché quella con i tribunali d’America, da Mortal Kombat a Doom passando per la strage di Coloumbine, TUHoVG non si limita ad offrire una mera cronaca dei fatti, bensì un storia appassionante quanto veritiera, narrata con un amore e un’attenzione palpabili, amalgamata e sviluppata senza imperfezioni o soluzioni di continuità. L’abilità novellistica di Kent permea quella saggistica per un risultato preciso quanto un tg ma allo stesso tempo avvincente quanto un romanzo, descrivendo i fatti ed arricchendoli quotando le impressioni dei personaggi che li determinarono, evidenziandone le correlazioni e gli aspetti umani tanto quanto le strategie industriali e di marketing, senza tralasciare l’impatto sulla società e le istituzioni. Il tutto sull’asse Stati Uniti – Giappone, dove buona parte della storia videoludica si è svolta. Non che il vecchio continente non sia proprio considerato, Rare è tra i “personaggi” importanti di questa storia, ma certo non nella stessa misura. Questo se vogliamo l’unico difetto dell’opera di Kent, soprattutto se letta da qui. D’altra parte, è pur vero che fino alla fine degli anni 80, l’Europa era sì fruitrice di videogiochi ma in termini di produzione era parecchio distaccata rispetto a yankee e sol levante, al netto di alcune eccezioni quali Sir Clive Sinclair, Psygnosysis, Ocean, la già citata Rare e poche altre. Nel suo complesso, trattasi di opera di altissimo livello, imprescindibile per chiunque voglia capire dove e come questo nostra passione ha avuto origine, chi ne sono stati gli artefici e che gli aspiranti carnefici. E la consiglierei anche a tutti quelli che ancora considerano il media come cosa da ragazzini,  ed ancor più a coloro che fanno di tutto per denigrarlo.
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lunedì 13 luglio 2015
Semplicemente.. Grazie Iwata-san



Certo PlayOffLine non è un news-blog, e se a volte commentiamo notizie o annunci è per approfondirne alcuni aspetti piuttosto che per dovere di cronaca. Oggi però vogliamo fare un'eccezione per rendere omaggio a Satoru Iwata, il Presidente Nintendo scomparso in questi giorni, dopo una lunga, incurabile malattia. Per la sua biografia vi rimandiamo a Wikipedia e ai mille speciali che stanno proliferando in rete. Noi ci limitiamo a ringraziarlo per una vita dedicata fino all'ultimo ai videogiochi, a farci giocare e a giocare con e come tutti noi. 


"On my business card, I am a corporate president. In my mind, I am a game developer. But in my heart, I am a gamer". Questo era Iwata, business-man geniale, creativo di grande talento, vero amante del media videoludico. E uomo che ci ha sempre messo la faccia, pur nel suo simpatico, impacciato Inglese. 



Grazie Iwata-san, grazie. E stasera si gioca a Ballon-fight su NES.
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venerdì 3 luglio 2015
Il mio E3 (a bocce ferme)


Sono passate due settimane, anche se a me sembrano due mesi. L’E3 è un frullatore, ti drena le energie e sembra quasi di aver vissuto un mese in soli quattro giorni. Qualcuno dirà invece che sono già passate due settimane e che quindi non ha più senso parlare ancora della fiera losangelina. Io però ho dovuto metabolizzare la stanchezza, il viaggio, riordinare le idee e cercare di capire cosa mi ha lasciato questo E3 2015. Cosa mi ha lasciato da videogiocatore ovviamente. Mi sento quindi di fare un’analisi a ragionamenti fatti, a bocce ferme. Quali bocce? Di certo non quelle delle avvenenti standiste....
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giovedì 2 luglio 2015
Per favore, non scherziamo coi sentimenti..

Tredici anni sono trascorsi, tredici anni di speranze mancate, rumor inattendibili, mille forse e poche tristi certezze. Tredici anni dal Shenmue 2 per Dreamcast, secondo capitolo di quel capolavoro di nicchia (così decretarono critica – inclusa la mia - e vendite) ideato e diretto da Yu Suzuki, genio creativo dietro ad alcuni dei più grandi successi targati Sega: da Space Harrier a Hang On, da Out Run a F355 Challenge, passando per i vari Virtua Racing, Virtua Fighter (IMHO serie “picchiaduristica” seconda, al fotofinish, solo a quella di Street Fighter), Virtua Cop. E per Shenmue.
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