mercoledì 7 maggio 2014



Correva il lontano anno 1974 quando un Riccardo Cocciante in grande spolvero estraeva dal suo personale cilindro musicale "Bella senz'anima", canzone destinata a divenire il più popolare successo del cantautore italo-vietnamita (già, perché forse non molti lo sanno ma il buon Cocciante è nato a Saigon, città oggi conosciuta come Ho-Chi Minh). Nel brano, l'artista descriveva in maniera piuttosto chiara e di impatto i pochi attimi prima che un uomo ponesse fine alla relazione con la propria compagna, resosi conto della natura di implacabile seduttrice senza altre qualità "interiori" della donna.

Ora, è doveroso premettere come il sottoscritto non sia assolutamente un fan di Riccardo Cocciante. I miei gusti musicali sono (decisamente) altri. Eppure, per non so bene quale strano meccanismo neurale scaturito nel mio cervello ormai probabilmente ed irrimediabilmente fritto, è stata proprio questa canzone a balzarmi in mente quando qualcuno mi ha chiesto un rapido giudizio su inFAMOUS Second Son dopo averlo completato al 100% (una sola passata in versione eroe, si intende).

Nelle giovani pagine di questo blog si è già ampiamente parlato di hype da next-gen e di come, nell'opinione di chi scrive, l'ossessiva disamina della parte tecnica porti troppo spesso a far passare in secondo piano difetti ben più rilevanti e di impatto sul gameplay. Beh, questo discorso calza a pennello proprio con Second Son e la sua Seattle virtuale.

Dopo le prime ore passate a girovagare con gli occhi sbarluccicanti per le sue strade iper dettagliate e ricche di effetti di rifrazione di luce (da questo punto di vista tanto di cappello a Sucker Punch per l'abilità mostrata nel forzare ai propri servigi un furbissimo ciclo notte/giorno e l'effetto della pioggia), ci si incomincia a rendere conto che qualcosa non funziona. Non serve scomodare mostri sacri come Los Santos o Liberty City  per capirlo (anche perché qualcuno potrebbe obbiettare, probabilmente a ragione, che di altro genere di open world si tratta). E nemmeno pensare alla sin troppo caotica Los Perdidos del sottovalutato Dead Rising 3 (scarso sviluppo verticale delle strutture, si direbbe). Forse è sufficiente (e più corretto) pensare ad una qualsiasi Firenze / Gerusalemme / Boston di Assassin's Creediana memoria per realizzare che la Seattle di inFAMOUS è una città spenta, priva di vita pulsante e, di conseguenza, priva di quella credibilità che avrebbe dovuto dimostrare: pochi i pedoni che la attraversano, pochi i mezzi che la percorrono, inesistenti i velivoli che ne solcano i cieli o le imbarcazioni nelle sue acque. E quel poco che c'è, basta salire tre / quattro piani sopra un edificio e spostare l'inquadratura verso il basso per vederlo svanire, puff..., via..., vittima incolpevole di un motore grafico sin troppo indaffarato a mettere davanti agli occhi disattenti di quegli stessi utenti che pochi giorni prima avevano gridato al miracolo tecnico qualche altro orpello grafico a 1080p.



E, no, la scusa che sono tutti a casa a causa della dittatura del DUP non regge... Così come aggrapparsi al fatto che anche la Empire City e la New Marais dei primi due episodi della serie non brillassero particolarmente da questo punto finirebbe per rappresentare un pesante uppercut sotto il mento di una PlayStation 4 dotata di una muscolatura ancora troppo fragile per reggere il colpo.

E così, una volta presa coscienza della pochezza della città, ci si rende improvvisamente conto anche della pochezza del gameplay. Dopo il ventesimo graffito, il quarantesimo scambio di droga interrotto, il sessantesimo frammento recuperato, la noia prende il sopravvento. E non aiuta di certo la discutibile decisione di Sucker Punch di introdurre i neonati poteri del Neon e del Video, che, una volta acquisiti, consentono di muoversi per la città e di scalare qualsiasi edificio con la semplice pressione di un tasto, facendo venir meno le soddisfazioni ludiche derivanti da qualsivoglia velleità esplorativa del giocatore.

E così ecco che all'aitante ventiquatrenne Delsin Rowe piano piano, ora dopo ora, crescono i capelli e cambiano i lineamenti, fino ad assomigliare ad un certo cantante italo-vietnamita dalla enorme chioma riccia. Sarà sempre l'effetto della pazzia, ma durante le ultime, faticose, ore di gioco, sono quasi sicuro di aver sentito Delsin canticchiare con voce piuttosto stanca quattro strofe di un famoso successo musicale dei primi anni '70:

Vivere insieme a te è stato inutile,
tutto senza allegria, senza una lacrima,
niente da aggiungere, né da dividere,
nella tua trappola ci son caduto anch'io,
avanti al prossimo gli lascio il posto mio.

O forse ero io? Dannata Seattle, bella senz'anima che è riuscita a fregare anche me...
Unknown
Scritto da Unknown

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