giovedì 5 febbraio 2015


Ho sempre qualche remora a lanciarmi sui sempre più diffusi titoli ad episodi, non certo per le aspettative in termini contenutistici ma per la lunga attesa tra un capitolo ed il successivo: personalmente credo spezzino esageratamente il ritmo dell’esperienza, tanto più che nei videogiochi non si tratta di episodi settimanali come in TV ma, solitamente, di uscite molto più diluite nel tempo (in questo caso, la cadenza dichiarata è di 6 settimane). Certo, potrei attendere che il season finale sia disponibile e poi spararmi il tutto senza interruzioni ma… sono un debole e non resisto al richiamo di un bel trailer ed al fascino di un cliffhanger ben studiato, soprattutto se in giro per la rete leggo immediato entusiasmo.
Quindi, carta di credito alla mano e via di download del primo episodio di Life is Strange (su One, ma penso questo sia irrilevante), prima opera di Dontnod Entertainment (quelli del buonissimo Remember Me) sotto marchio Square Enix. Non compro il pacchetto completo, perché se poi non mi piace o mi passa la scimmia? Piuttosto premio gli sviluppatori pagando il massimo possibile se il loro prodotto riesce a conquistarmi. E poi magari, se mai sarà possibile, ne comprerò anche una copia fisica per soddisfare la mia smania collezionistica alla vecchia (mia coetanea) maniera. Ma queste sono mie fisime. Meglio parlare del gioco.

Volendo paragonare questa produzione ad altre già largamente conosciute per meglio inquadrarne il genere, devo dire che, dopo le tre ore piacevolmente spese a completare il primo episodio, non posso che dar ragione a chi considera Life is Strange come un incontro tra lo stile Telltale, quello di Quantic Dream e non ultimo quello di The Fullbright Company, mutuando da tutti ma proponendo una sua personalissima interpretazione. Innanzitutto una storia inedita, una sorta di teenage thriller sovrannaturale, fortemente incentrata sui personaggi più che sugli eventi (e qui siamo più in zona Cage che in quella Telltale), almeno per quanto ho potuto vedere fino ad ora (spero vivamente continui così). Poi un gameplay che, pur nella sua semplice natura di graphic adventure moderna e reiterando la formula del “le tue scelte avranno conseguenze future” (Telltale docet), si differenzia facendo perno sulla peculiare capacità della giovane protagonista, in grado di “riavvolgere” il tempo, pur se per i pochi minuti precedenti, allo scopo di alterare eventi e decisioni. Certo non è possibile sapere quel che tali scelte porteranno in futuro, ma è possibile comunque correggere il tiro sulla base di una prima reazione o ripensamento personale. Quale delle due o più possibilità offerte di volta in volta si rivelerà la migliore non è dato sapere, ma quantomeno qui si ha la possibilità di saggiarne la superficie e ponderare. Questo potere, controllabile nonché utile alla risoluzione di semplici puzzle, fa il paio con visioni premonitrici, queste assolutamente incontrollabili, che investono Max (la Nostra in quest’avventura) impattandone un equilibrio adolescenziale già delicato, visti i problemi scolastici ed affettivi amplificati da una natura piuttosto introversa e riflessiva. Equilibrio emotivo, della protagonista così come di tutto il contesto, oltretutto minato da alcuni strani accadimenti che si sono e si stanno verificando nel “campus” (virgolettato per non settare aspettative errate riguardo le sue dimensioni) e i dintorni di questa ipotetica piccola cittadina della costa nord-occidentale degli Stati Uniti.

Il ritmo è mediamente buono, alternando momenti concitati ad altri più rilassati ma mai noiosi, anzi sempre utili allo sviluppo narrativo (qui fa molto Gone Home di TFC), contribuendo a creare un’atmosfera convincente ed intrigante. Atmosfera che beneficia di un comparto artistico di assoluto livello. Dico artistico, non tecnico. L’Unreal Engine 3 fa il suo egregiamente, muovendo forme poligonali piuttosto semplici e texture non certo d’avanguardia. Però l’insieme, con i giusti colori autunnali, la giusta illuminazione, l’ottima caratterizzazione dei personaggi (visiva oltre che narrativa) ed il design delle location creano un contesto credibile, empatico. E la colonna sonora... wow. Non ricordo nulla di recente così abile nel divenire parte integrante e preponderante dell’esperienza tramite una delicatezza, una scelta dei brani così azzeccata. Se ne ha prova già in una delle scene iniziali, dove [MICRO SPOILER ALERT], Max percorre il corridoio della scuola isolandosi dal rumoroso mondo esterno con il brano To All Of You (Syd Matter) negli auricolari. Alzi la mano chi giocando quel passaggio (qui un link a youtube) non ha apprezzato. Nessuno? Come sospettavo. Per me semplicemente magistrale, di gran gusto. Come, appunto, tutto il contesto che Dontnod ha voluto creare in questo primo capitolo, miscelando contemplazione e leggerezza adolescenziale con temi ben più drammatici ed addirittura soprannaturali.

Certo non è tutto perfetto. Ad esempio l’iterazione con ambiente, oggetti e personaggi ha tanto potenziale ma richiede forse ancora un po’ di tuning per limare via una certa farraginosità, soprattutto nella selezione dell’oggetto con cui interagire e nel modo di interfacciarsi con gli NPC al di fuori del plot principale. Ma il risultato è comunque funzionale. Poi, certo, peccato per la mancata localizzazione italica (non sono presenti nemmeno i sottotitoli), ma la forma inglese qui utilizzata non è molto complessa, risultando quindi comunque fruibile da chi ha anche solo basi scolastiche. In giro per la rete leggo di un lip-sync pessimo… forse, ma non è certo nulla di evidente o impattante. Così come da non-yankee non posso giudicare quel che il giornalismo a stelle strisce sta etichettando come un “gergo giovanile troppo artificiale, non corrispondente alla realtà”. Che abbiano deciso di semplificare in favore della comprensibilità di utenti pigramente abituati alle traduzioni? Può darsi, anzi molto probabilmente è proprio così non essendomi io, quarantenne della rurale provincia lombarda, mai chiesto: “Ma che diavolo significa questo modo di dire?” Quindi forse si è persa un po’ di naturale autenticità, ma personalmente non ritengo possa inficiare, ripeto, quella forte atmosfera che il titolo, nel suo insieme, riesce a generare. Quindi, pur riservando un giudizio finale a quando sarà disponibile l’opera completa, credo sia giusto concedere un plauso ai ragazzi di Dontnod, ma che serva solo come stimolo a continuare così e meglio. E soprattutto puntuali, mi raccomando, che dopo il botto finale della prima puntata sei settimane mi sembrano interminabili!!!
Unknown
Scritto da Unknown

8 commenti:

  1. Ho finito anche io, proprio ieri sera fra l'altro, il primo episodio. Devo dire che per me Life is Strange si è rivelato davvero una piacevolissima sorpresa. Si tratta di un titolo che avevo ingiustamente tenuto sotto traccia, ma che, una volta iniziato, mi sono scolato tutto d'un sorso. Trovo l'opera di Dontnod decisamente ispirata nella sua semplicità. Si vede che non si tratta di un prodotto dal budget ultramilionario, ma tutto quello che c'è (o quasi) è fatto bene e risulta gradevolissimo. Confermo quanto detto da te (e da molti): l'accompagnamento sonoro è forse la parte più riuscita e riesce con estrema efficacia a sottolineare alcuni momenti di gioco. Sicuramente uno dei migliori comparti audio che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni. Sul fronte degli aspetti negativi, la cosa che personalmente mi ha dato più fastidio è la sensazione di "trasparenza" durante alcune fasi esplorative che vedono la presenza nella stessa location di personaggi non giocanti. Cioè, io sono nella tua stanza che sbircio allegramente dappertutto e tu non ti accorgi nemmeno che ci sono e che mi faccio gli affari tuoi? This is very strange (parafrasando il titolo del gioco). Compromessi a cui probabilmente si è dovuti scendere per mantenere snello ed economico il processo produttivo di Life is Strange e che, ad ogni modo, sono assolutamente trascurabili. Consiglio a chiunque ami le esperienza narrative alla Telltale, ma si voglia un pelo discostare dai cliché della casa, di riporre la propria fiducia in Dontnod. Il season pass di Life is Strange costa solo 19,99 euro. Non resta che sperare che i prossimi episodi mantengano la cadenza programmata e si rivelino della stessa qualità di questo incipit.

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  2. Pur con i suoi piccoli grandi limiti ed incipit narrativo che trovo deficitario a dir poco, ho trovato questo primo episodio davvero straordinario, capace di toccare corde che un quarantenne come me credeva in qualche modo non potessero più fare leva dal punto di vista emotivo.
    Mi è piaciuto davvero tanto, al punto che lo sto regalando agli amici che ancora non l'hanno giocato, o che erano indecisi sul giocare o meno un primo episodio di altri a venire.

    Gianluca, sei di pietra, cazzo :)

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    1. Mmmm.. che intendi per incipit narrativo deficitario? E' vero che pronti via si parte senza fornire alcun background, ma è pur vero che questo viene progressivamente sviluppato attraverso il racconto. E giunti alla fine del primo episodio si ha un quadro complessivo decisamente ricco e ramificato, pregno di temi "scomodi" e aperto a mille sviluppi. Non credi?

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  3. Perché mi dici che sono di pietra? Ha "toccato" molto anche a me! Anche grazie all'accompagnamento sonoro che contribuisce a rendere alcuni frangenti particolarmente "vivi". Io non vedo l'ora che esca il secondo episodio, altro che... ;-)

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  4. ahahha no è che ti fai prendere dagli aspetti "tecnologici" e gli dai troppo peso. Io immerso in quell'atmosfera nemmeno mi accorgevo di quelle incongruenze, oppure dicevo un sonoro "MASSI'" :)

    Vabbuò comunque marzo il secondo no? si sa la data precisa già?

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  5. Square Enix ha annunciato tramite Destructoid che il secondo episodio è stato rimandato, non si sa di quanto. Personalmente, se il ritardo sarà superiore alle due settimane, dico male, molto male...

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    1. Notizia apparentemente smentita, speriamo in bene.

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    2. E invece è solo parzialmente smentita: "entro la fine di Marzo". Vabbuò, son comunque deluso.

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